La prima multa per eccesso di velocità della storia:
Come tutto è iniziato.
Lo sapevi? ep.7
Fa male dirlo ma tutti almeno una volta abbiamo preso una multa, una di quelle più gettonate è sicuramente quella per eccesso di velocità.
Vi siete mai chiesti qual è stata la prima multa della storia? Noi si e adesso ve lo raccontiamo!
La storia
Il 28 gennaio 1896 a East Peckham, piccolo villaggio del Kent inglese, fu emessa la prima multa della storia per eccesso di velocità!
Il conducente spericolato era il Sig. Walter Arnold, che correva a ben 13 km/k in una zona urbana dove il limite era di 3 km/h (mentre nelle strade statali si potevano raggiungere i 6 km/h).
Arnold sfrecciava a bordo della sua Benz importata dalla Germania un anno prima.
Sfortunatamente passò proprio davanti a un poliziotto che lo inseguì e raggiunse in bicicletta.
Così il Sig. Arnold si aggiudicò la prima sanzione della storia per aver superato il limite consentito di 10 km/h.
Tutto calcolato?
Il protagonista della vicenda è parente di William Arnold, fondatore della omonima Casa automobilistica Arnold Motor Carriage e per questo sottile particolare si pensa che l’episodio sia stato in realtà voluto: al fine di sponsorizzare le auto della casa automobilistica che sarebbero uscite pochi mesi dopo.
Naturalmente queste sono tutte congetture mai confermate, se fosse stato così, sarebbe stata sicuramente una mossa pubblicitaria molto interessante.
È logico che ormai 126 anni dopo leggere di questo episodio e di queste cifre, fa sicuramente sorridere.
Ma dobbiamo considerare che in quegli anni eravamo agli albori dell’era dell’automobile, c’erano altri mezzi, altre regole, tanto che il concetto di “automobile” era completamente diverso da quello che intendiamo noi oggi.
Con la scoperta delle prime auto, l’uomo incorreva anche in tanti dubbi, incertezze e pericoli che potevano esserci. Non c’erano motorizzazioni potenti, quanto semmai erano solo delle semplici combustioni.
Per questo motivo e per questi dubbi, andare a 13 km/h in una strada con un limite di 3 km/h era considerato più che pericoloso.
Con le dovute proporzioni è come se oggi una persona al volante si mettesse a guidare a oltre 200 km/h nel centro di Bologna. Sarebbe una Follia!
Abbiamo deciso di raccontarvi questo storia non solo per farvi sorridere ma anche per ricordavi quanto è importante come ci comportiamo quando siamo al volante.
Comportarsi nel modo giusto e rispettare le regole della strada è la cosa più importante!
Ormai la scelta è definitiva: il parlamento europeo ha approvato il blocco delle nuove targhe di veicoli a benzina e diesel dal 2035, al fine di ridurre le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico.
Questa scelta ha portato molte case automobilistiche a investire nello sviluppo dei veicoli elettrici a emissioni zero e sulla mobilità sostenibile.
La risposta di Seat non è una automobile, ma bensì uno scooter: il Seat MO 125.
140 KM DI AUTONOMIA PER SPOSTARSI COMODAMENTE IN CITTA’
Nata dalla partnership tra Seat e Silence il Mò è uno scooter compatto, ma non ristretto, con i suoi 1427 mm di interasse e il suo peso di 150 kg ben bilanciato.
Il suo motore sincrono a magneti permanenti, alloggiato nella ruota posteriore, eroga 12 cv (equiparabili alla potenza di un 125 endotermico) ed essendo omologato L3 è guidabile con patente B.
La batteria da 5,6 Kw/h garantisce un’autonomia di 137 km e spinge il Mo 125 da 0 a 50 km/h in soli 3,9 secondi fino a una velocità massima limitata di 95 km/h.
L’erogazione può essere gestita da tre modalità di guida:
ECO, per massimizzare l’autonomia della batteria
CITY, per bilanciare prestazioni e consumo della batteria
SPORT, per il massimo delle prestazioni
Inoltre la batteria è estraibile e può essere utilizzata per caricare anche altri dispositivi (come il telefono), e la ricarica si effettua attraverso la presa Shuko domestica in 6/8 ore.
MASSIMA CONNETTIVITA’ E PRATICITA’
Seat Mò 125 non è solo green, ma anche smart.
Lo scooter ha piena connettività con l’app MySeat, che oltre a permettere l’accensione e l’apertura del vano sottosella da la possibilità di avere in tempo reale la posizione geolocalizzata e i dati sulla batteria.
NON SOLO PER LA CITTA’, MA ANCHE PER LA PISTA: SEAT Mò 125 PERFORMANCE
Da inizio anno inoltre Seat ha lanciato anche la versione potenziata e sportiva del Mò 125: Seat Mò 125 Performance.
La versione Performance si distingue dalla versione standard per alcune modifiche estetiche, come l’introduzione di due nuove colorazioni (Barcellona Grey e Tarifa Blue) e una sella con rivestimento in alcantara realizzata da Shad.
Inoltre, la dinamica di guida è stata migliorata con alcuni accorgimenti tecnici, tra cui l’adozione di bilancieri e manubrio specifici e la nuova forcella con finitura dorata rivista da Andreani abbinata al nuovo ammortizzatore posteriore regolabile realizzato da Ohlins.
L’impianto frenante è stato maggiorato da Galfer e ora il sistema, oltre ad avere 15 cv, ora dispone della funzione “E-Boost”.
Questa funzione si attiva dopo gli 80 km/h tenendo premuto il pulsante Mode e che permette allo scooter di raggiungere una velocità massima di 105 km/h.
In sintesi, la Seat MO 125 Performance rappresenta la scelta ideale per chi cerca un’esperienza di guida sportiva e dinamica senza compromettere la sostenibilità.
UNA PERFORMANCE DA RECORD.
Grazie alle sue modifiche tecniche ed alla nuova funzione “E-Boost”, Seat Mò 125 Performance è stato protagonista di ben due record.
Il 4 e il 6 ottobre 2022 A Zuera, in Spagna, durante due sessioni di test di durata sono stati segnati due primati per la maggior distanza percorsa da una sola persona in 24 ore (1158 km) e per la maggior distanza percorsa da un team di 5 persone (1430 km).
AUTO DEL MESE Mazda MX-30 R-EV
Vuoi più info sull’auto del mese GP richiedile ai riferimenti qui o contatta lo 051 6044999
L’intelligenza Artificiale è ormai sulla bocca di tutti e sempre più settori hanno cominciato ad approcciarsi a questa grande realtà e il mondo dell’Automotive non poteva di certo rimanere indietro.
Negli ultimi anni, molte case automobilistiche e aziende tecnologiche, stanno lavorando alla guida autonoma, utilizzando una combinazione di sensori, telecamere, radar e la famosa intelligenza artificiale!
La guida autonoma potrebbe rivoluzionare il modo in cui guidiamo le auto, eliminando la necessità per il conducente di controllare il veicolo e potenzialmente riducendo il numero di incidenti stradali.
Le tecnologie di guida autonoma utilizzando una vasta gamma di sensori, uniti all’intelligenza artificiale per rilevare e monitorare l’ambiente circostante e le condizioni della strada.
Questi dati vengono raccolti e analizzati per permettere al sistema di riuscire a spostarsi tra diverse destinazioni senza necessità di un intervento umano, su strade che non siano state preadattate.
La guida autonoma è ancora in fase di sviluppo e miglioramento, ma alcune case automobilistiche stanno già offrendo funzionalità di guida semi-autonoma, come l’assistenza alla frenata d’emergenza, il mantenimento della corsia e il controllo della velocità.
Si prevede che la guida autonoma potrà essere impiegata su larga scala entro pochi anni, una volta superati gli ostacoli tecnologici normativi.
I livelli di automazione:
Attualmente sulla base della classificazione fornita dalla Society of Automotive Engineers (SAE), ci sono 6 livelli di automazione:
Veicoli privi di sistemi qualsivoglia sistema di assistenza alla guida
Veicoli che adottano sistemi di assistenza al conducente
Veicoli che adottano sistemi di “automazione parziale”
Veicoli che adottano sistemi di automazione in scenari predefiniti
Veicoli ad elevata automazione che, in molti casi, prescindono dal conducente
Veicoli completamente autonomi che fanno a meno del conducente
Già diverse case automobilistiche sono in grado di offrire al pubblico veicoli di categoria “SAE 3- Ready”, purtroppo però la legislazione italiana non riconosce ancora la possibilità di immatricolazione di veicoli che superino il grado di automazione individuato come “SAE 2”.
Con la nascita di ogni nuova tecnologia, nascono anche tanti dubbi e perplessità, la guida autonoma solleva anche alcune questioni etiche e di sicurezza.
Ad esempio, come gestire la responsabilità legale in casa di incidenti con veicoli a guida autonoma?
Come garantire la sicurezza dei passeggeri e degli altri utenti della strada?
Come garantire l’etica delle decisioni prese dall’algoritmo di intelligenza artificiale, in caso di situazioni di emergenza?
Nonostante queste sfide, la guida autonoma rappresenta una delle principali novità del mondo automotive e potrebbe avere un impatto significativo sulle nostre vite e sulle nostre città.
👉Facci sapere se vuoi più contenuti di questo genere👈
Leggi i nostri Blog e tieniti aggiornat* sulle novità dell’automotive.
Vintage GP: ep. 10. Inarrestabile, iconica e capace di arrampicarsi anche su muri. Oggi vi porteremo alla scoperta di un’avventura lunga ben 70 anni: questa è la storia del Land Rover Defender.
Vintage GP: ep. 10
LA NASCITA DEL LAND ROVER
La storia del Defender ebbe inizio nel dopoguerra, quando il governo britannico impose alla Rover Company (un produttore di auto di lusso) di costruire veicoli più economici per agevolare le esportazioni in quegli anni difficili.
La Rover decise di rispondere a questa richiesta creando un veicolo versatile e resistente, adatto sia all’agricoltura che all’uso militare.
La progettazione e la realizzazione del veicolo vennero affidate a Maurice Wilks, che, ispirato dalle Jeep Willys utilizzate dall’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale, creò un prototipo di fuoristrada utilizzando la struttura della Willys come base.
L’anno successivo, il 30 aprile 1948, il nuovo modello fu presentato al pubblico al Salone dell’Auto di Amsterdam, col nome “Land Rover Series I“: un fuoristrada che aveva tre punti di forza:
la trazione integrale, ideale per affrontare terreni accidentati
la carrozzeria in alluminio, che oltre ad essere meno esposta alla corrosione, non era soggetta alle restrizioni imposte dal governo britannico in quel periodo.
il telaio a longheroni, che abbinato alla carrozzeria in alluminio rendeva il mezzo leggero e resistente.
IL SUCCESSO E LE PRIME EVOLUZIONI
Il Series I suscitò un grande successo tra il pubblico: negli anni ’50 e ’60 divenne molto popolare tra gli agricoltori, gli esploratori e le forze armate di tutto il mondo, e nel 1958 venne lanciata la versione aggiornata: la Land Rover Series II, che si contraddistingueva per una carrozzeria più grande e confortevole.
Negli anni ’70, il numero di Land Rover prodotti raggiunse il traguardo di un milione di veicoli venduti sia a clienti privati che all’esercito.
Nel 1971, venne lanciata la terza generazione del veicolo, ovvero il Land Rover Series III, che presentava una serie di miglioramenti tecnici, tra cui un nuovo motore a benzina a sei cilindri.
DALLA SVOLTA AI GIORNI NOSTRI.
Tuttavia, il vero punto di svolta arrivò nel 1983, quando all’aggiornamento per la quarta generazione, Land Rover lanciò due nuovi modelli: 90 e 110, che erano dotati di una nuova carrozzeria e di un nuovo telaio a traliccio che li rendeva ancora più resistenti.
Inoltre, il motore a diesel fu ulteriormente sviluppato, migliorando le prestazioni e riducendo le emissioni.
Negli anni ’90, il fuoristrada prese il nome di “Defender” (in onore del suo largo utilizzo in campo militare) e continuò ad evolversi fino alla sua ultima evoluzione nel 2016, che venne poi prodotta fino al 2016, quando la Land Rover decise di interrompere la produzione del veicolo a causa delle nuove normative sulle emissioni.
Land Rover Defender anni 90Land Rover Defender 2016
La storia del Defender è una testimonianza della capacità di adattamento e innovazione della Rover Company, che ha saputo creare un veicolo che è diventato un’icona della cultura popolare e un simbolo di resistenza e affidabilità. Ancora oggi, il Defender è ambito e sfruttato, continuando ad affrontare le zone più estreme e impervie di tutto il mondo.
👉Facci sapere se vuoi più contenuti di questo genere👈
Come ha chiuso questo 2022 il mondo dell’Automotive?
Siamo già nel 2° mese di questo 2023, ma guardiamoci indietro e vediamo come si è concluso il 2022 per il settore dell’Automotive.
Vendite automotive 2022
Bisogna ammettere che il 2022 non è stato tutto rose e fiori per le concessionarie e per il mercato delle Auto.
Si può dire però che il mese di Dicembre è il sesto mese consecutivo che si chiude in maniera positiva.
La crescita accelera di un +21% grazie anche alle 104.915 nuove immatricolazioni registrate, rispetto alle 86.717 immatricolazioni registrate a Dicembre 2021.
Si conferma anche una grande crescita dei privati con un +7,4%; purtroppo però le autoimmatricolazioni confermano un calo del -16,3% e chiudono l’anno a -16,6%.
In forte crescita è l’ambito dei Noleggi, si parla dei Noleggi a Lungo Termine con grande +81% che vede chiudere il 2022 a +18,8% e in recuperò a Dicembre anche il campo dei Noleggi e Breve Termine con il +85,5%, ma non basta a chiudere l’anno in positivo e si ferma a un -17%.
Le vendite del 2022 divise per Alimentazione.
Parlando anche di Alimentazione, il diesel e la benzina raddoppiano in crescita ma non riescono a chiudere del tutto in positivo il 2022.
Non si può dire lo stesso del GPL che chiude dicembre con +40,9% e tutto l’anno a +10,2%, mentre il metano scende ancora di più.
Nell’ambito dell’Elettrificazione si vede che in dicembre, le auto alla spina coprono il 9,4% delle preferenze, con le elettriche pure a -25,9% e le plug-in hybrid a -4,6%, categorie che nell’intero anno chiudono rispettivamente a -26,6% e a -2,7%.
Molto dinamiche le ibride autoricaricabili, che chiudono il 2022 guadagnando oltre 5 punti di quota, con un +18,5% per le full hybrid e un +2,6% per le mild hybrid.
Per concludere questa veloce analisi dell’Andamento del Mercato Automotive, si conferma la crescita a doppia cifra di tutti i segmenti di vetture, ad eccezioni delle city car.
Le utilitarie nel totale dell’anno guadagnano 1,7 punti al 39,3% di quota, mentre il segmento C conferma il 29,7% del totale, il segmento D sale al 13,3%, l’E al 2,2% e l’alto di gamma allo 0,4%.
Per categorie di auto si può anche dire che i crossover e fuoristrada guadagnano oltre 5 punti, al 53,7% del totale (i primi al 43,2%, gli altri al 10,5%).
Le berline perdono 4,6 punti e scendono al 39,6% di quota e le station wagon si fermano al 3,4%.
È un’auto fuori dal tempo, nata come il sogno di un sanguinoso dittatore, per poi diventare simbolo di pace e amore in tutto il mondo. Questa è l’auto Vintage GP: Volkswagen Maggiolino (o Beetle)
Ha battuto centinaia di record in più di 60 anni di onorata carriera con oltre 21 mln di esemplari prodotti e ancora oggi è un’icona della cultura pop.
Oggi vi raccontiamo la storia di un mito che oggi tutti conosciamo come Maggiolino Volkswagen.
Vintage GP: Volkswagen Maggiolino
La motorizzazione della Germania
È il 1934, e in Germania il popolo non se la passava molto bene.
Quell’estate Adolf Hitler prese il potere dopo che il presidente Hindenburg morì a 87 anni, e tra le prime richieste che vennero ordinate ci fu quella di “motorizzare la Germania”.
Per dare vita al progetto, il governo tedesco assunse l’ingegnere di auto da corsa Ferdinand Porsche (lo stesso che fondò poi l’omonima casa automobilistica, che fondò la casa automobilistica Volkswagen (in italiano “auto del popolo”).
Vintage GP: Volkswagen Maggiolino
Il compito che venne assegnato a Porsche era quello di realizzare un’automobile che la famiglia media poteva permettersi:
Piccole dimensioni ma allo stesso tempo di grandezza sufficiente da ospitare quattro persone comodamente;
Semplice da usare e mantenere ovunque;
Di una durevolezza sufficiente ad accompagnare la famiglia per molto tempo.
Il design finale della carrozzeria rifletteva la tendenza dell’epoca per veicoli eleganti e rotondi, con il motore boxer raffreddato ad aria montato nella parte posteriore.
Questa soluzione però portò problemi alla Volkswagen perché Porsche avrebbe preso ispirazione dalla Tatra V570 (o T97), un prototipo della casa automobilistica cecoslovacca Tatra, che di conseguenza avrebbe citato a giudizio la casa tedesca.
Questa causa venne presa con filosofia dal Führer, che fece quello che qualsiasi dittatore avrebbe fatto se qualcuno gli avesse fatto causa per la sua auto: invase la Cecoslovacchia e prese il controllo della fabbrica della Tatra.
La KdF-Wagen
Quando il “design totalmente originale” venne completato la Volkswagen diede il via alla produzione della vettura che venne assegnata a un progetto governativo chiamato “Forza attraverso la gioia” (in tedesco “Kraft durch Freude!”)
La nuova automobile prese il nome di KdF-Wagen e per la sua realizzazione venne costruita una nuova fabbrica vicino a Fallersleben, e attorno venne costruita una città, che oggi si chiama Wolfsburg e ospita ancora la Volkswagen.
La produzione iniziò nel 1938, ma venne interrotta dopo soli 210 unità prodotte, per la necessità di Hitler di focalizzare l’industria tedesca per lo sforzo militare, che come tutti sappiamo portò alla seconda guerra mondiale e fece uscire la Germania.
Quando la seconda guerra mondiale giunse al termine nel 1945 la Germania ne uscì ridotta in un cumulo di macerie.
La fabbrica non fu risparmiata e venne distrutta nei bombardamenti.
Successivamente le forze di occupazione Britanniche incaricate dell’area, trovando le parti originali della linea di produzione del KdF-Wagen e provarono a venderle alle case automobilistiche inglesi, non avendo però un esito positivo.
Nel 1946 la fabbrica fu ricostruita e la linea di produzione venne rimontata, e da quel momento la vettura non sarebbe più stata KdF-Wagen, ma Volkswagen Type 1.
Il Soprannome “Maggiolino”
Nel 1949 la fabbrica venne ceduta a Heinz Nordhoff, e con il risollevamento della Germania dalle ceneri la Volkswagen iniziò a vendere la Type 1 in tutta l’Europa occidentale, dove si guadagnò per la prima volta il soprannome di “Maggiolino” (Beetle).
Le vendite nell’Europa del dopoguerra procedevano a fatica, e in Volkswagen capirono che per vendere le loro auto avrebbero dovuto puntare a un mercato con una grande popolazione, molti soldi e in cui le strade non erano state fatte esplodere.
Così decisero di puntare all’America, dove però i primi sforzi furono fallimentari perché nessun concessionario statunitense voleva toccare la macchina perché il maggiolino era vista da tutti come la macchina dei nazisti.
Bisognerà aspettare il 1950 perché la VW riuscì a convincere alcuni concessionari ad accettare le loro auto, e contro ogni aspettativa il piccolo Maggiolino iniziò a vendere grazie a tre fattori:
1) il suo prezzo molto più economico e conveniente della maggior parte delle auto presenti sul mercato.
2) il fatto che fosse un mezzo robusto e affidabile anche su strade non asfaltate.
3) la manutenzione era relativamente semplice e poco costosa.
L’auto del popolo
Finalmente l’auto del popolo divenne la scelta del popolo, tanto che nel 1955, dopo solo otto anni dalla sua entrata nel mercato la VW aveva già venduto un milione di Maggiolini.
Nel 1972, inoltre il maggiolino diventò l’automobile più venduta di sempre.
Nonostante il numero altissimo di vendite nel 1974, in vista della necessità di una sostituzione più moderna venne lanciata la Golf.
Quest’ ultima nonostante la stessa compattezza, economicità ed affidabilità produceva quasi il doppio della potenza del Maggiolino.
La transizione da Maggiolino a Golf avvenne abbastanza rapidamente in tutto il mondo.
Le uniche a continuare a richiedere il maggiolino furono Messico e Brasile, tant’è che il maggiolino continuò la sua produzione in Messico fino al 2003.
In totale la Volkswagen ha venduto 21 milioni di Maggiolini in tutto il mondo, e venne riportato in vita nel 1998 con la New Beetle che venne prodotta fino al 2019.
Il Maggiolino è una macchina che ha segnato un’epoca, diventando uno status symbol grazie alle sue comparse cinematografiche, come La saga di Herbie e Transformers.
Transformers
Che si tratti di guidare su strade o sulle dune può essere trovato in quasi ogni parte del mondo, è stato un boom di vendite ed ancora oggi è un’icona della cultura pop.
👉Facci sapere se vuoi più contenuti di questo genere👈
Quella di Mazda è una storia intrecciata col motore rotativo, che ha fatto la storia della casa giapponese e che ha dato vita ad alcune delle auto sportive più blasonate dagli appassionati creando la nostra Auto del mese: Mazda MX-30 R-EV
Motore Wankel
Stiamo parlando della 787B, che ha portato Mazda a diventare il primo costruttore giapponese a vincere la 24 Ore di Le Mans, della RX-7, apparsa in Fast and Furious: Tokyo Drift, fino alla RX-8 che è stata l’ultima espressione del Wankel fino alla sua uscita di produzione nel 2012.
Mazda 787BMazda RX-7Mazda RX-8
AUTO DEL MESE Mazda MX-30 R-EV
Oggi, 11 anni dopo dall’uscita di produzione il motore wankel, torna in gioco con un ruolo completamente diverso: trovandosi a bordo di nuova Mazda MX-30 e-Skyactiv R-EV.
La nuova versione ibrida plug-in dell’elettrica MX-30 in cui la base tecnica elettrica non cambia e il motore rotativo viene aggiunto in funzione di “range extender”, ovvero come unità termica che funge da generatore di corrente.
La macchina viene spinta soltanto dal motore EV, che può ricevere energia dalla batteria o direttamente dal motore rotativo, e il sistema ibrido eroga un totale di 170 CV (74 CV sono del solo motore termico da 830 cm3) e 260 Nm.
Grazie all’intervento del motore rotativo e al serbatoio di benzina da 50 litri, l’autonomia complessiva dichiarata è di 600 km, mentre quella elettrica pura è di 85 km nel ciclo WLTP (che possono arrivare a 110 in città).
La velocità massima (limitata) è di 140 km/h, mentre l’accelerazione 0-100 km/h è di 9,1 secondi.
FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA
Il rotativo entra in azione quando è richiesta la massima potenza, l’elettricità che viene prodotta finisce immagazzinata in una batteria da 17,8 kWh di capacità, che va ad alimentare il propulsore elettrico.
TEMPI DI RICARICA
Mazda MX-30 R-EV si può ricaricare in corrente alternata fino a 11 kWh di potenza per caricare la batteria da 0 a 100% in circa un’ora e 40 minuti oppure 25 minuti in corrente continua fino alla potenza di 36 kWh.
Sfruttando un sistema rapido a 36 kWh, la MX-30 e-Skyactiv R-EV può passare dal 20 all’80% della carica in 25 minuti, mentre con le wallbox da 11 e 7,2 kW i tempi salgono rispettivamente a 50 e 90 minuti.
MODALITA’ DI GUIDA
Le modalità di guida disponibili sono tre:
Normale, che utilizza principalmente il motore elettrico, ma se viene richiesta più potenza entra in gioco anche il motore rotativo.
EV, che impiega solo l’energia prodotta dalla batteria finché questa non è scarica Se si preme a fondo l’acceleratore, comunque, la vettura attiva anche il rotativo per utilizzare tutta la potenza disponibile.
Ricarica, che permette di conservare l’energia della batteria (per esempio per muoversi in un’area residenziale) o per alimentare dispositivi elettrici quando la vettura è ferma.
ALLESTIMENTI E PREZZI
Esteticamente, la MX-30 R-EV si può riconoscere dalla MX-30 elettrica grazie ad alcuni dettagli, come il badge specifico sul portellone del bagagliaio, l’emblema del motore rotativo sui passaruota anteriori e il disegno esclusivo dei cerchi in lega da 18”.
Gli allestimenti disponibili sono quattro:
Prime Line da 38.150 euro
Advantage da 39.650 euro
Makoto da 41.400 euro
Edition R da 45.650 euro
OFFERTA DI LANCIO
Fino al 31 marzo, Mazda MX-30 R-EV si può acquistare col Welcome Bonus che prevede fino a 8.500 euro di sconto contando anche gli incentivi governativi in caso di rottamazione.
L’offerta include anche la formula “Get & Drive Smart” con inclusa l’assicurazione furto e incendio per 2 anni che prevede il solo versamento di un anticipo, senza dover pagare rate né interessi per i successivi 2 anni.
Vuoi più info sull’auto del mese GP richiedile ai riferimenti qui o contatta lo 051 6044999
10 invenzioni dell’Automotive sono firmate dagli Italiani!
Ancora una volta la creatività degli Italiani si è fatta sentire con 10 grandi invenzioni per l’orgoglio tricolore.
Stiamo parlando dell’invenzione del Motore a scoppio, del primo Impianto elettrico, i Fari a LED, il Freno a pedale, del Cambio Automatico, del Monovolume, della Trazione anteriore, lo Start & Stop, l’iniezione diretta sul motore Turbo diesel e del Common Rail.
Vediamole tutte insieme!
Lo sapevi? ep.6
Il Motore a Scoppio
Chiamato anche “motore a combustione interna”, venne inventato nel 1853 da due ingeneri italiani, Eugenio Bersanti e Felice Matteucci.
Il primo utilizzo del rudimentale, ma funzionante, propulsore a scoppio fu presso le Officine della Stazione ferroviaria Maria Antonia, l’attuale Santa Maria Novella.
Il primo Impianto Elettrico
Il primo della storia venne montato sulla Lancia Theta, nel 1913. Disponeva di 6 volt, i quali riuscivano a fornire energia per illuminare tutta la strumentazione, far suonare il clacson e far funzionare le luci anteriori e posteriori.
I Fari a LED
Nel 2002, grazie all’azienda Italiana Magneti Marelli, insieme alla Lancia Thesis debuttano anche i fari a LED.
Dopo poco questi fari sono diventati di uso comune, diventando anche di base su molte vetture.
Il Freno a Pedale
Invenzione rivoluzionaria introdotta da Fiat insieme alla sua celebre 3½ HP del 1899.
Prima di allora il freno era comandato a leva come l’attuale freno a mano. Grazie a questa invenzione cambia completamente il modo di utilizzare questo strumento.
Il Cambio Automatico
Inventato nel 1931 dall’ingegnere Elio Trenta. L’ingegnere presentò inizialmente la sua invenzione a Fiat, ma venne rifiutato perché si pensava che potesse ridurre e penalizzare le prestazioni delle sue auto.
L’invenzione venne quindi accantonata fino a che l’americana Oldmobile non iniziò ad adattarlo a tutte le sue vetture.
La Monovolume
La prima Monovolume della storia è firmata Fiat.
Questa casa automobilistica ebbe l’idea geniale di sistemare 6 passeggeri in 3 file di sedili dove l’ultima si può abbassare per aumentare lo spazio nel baule.
A pensarci adesso, nulla di innovativo per noi che siamo abituati a vedere auto ben più straordinarie; ma negli anni tra il 1956 e 1967 la 600 multipla, ebbe un gran successo, tant’è che ne vendettero oltre 240.000 esemplari.
La Trazione Anteriore
Insieme alla trazione anteriore si parla subito della Lancia Flavia, la prima auto a essersi proposta con la trazione anteriore e ad avere 4 freni a disco.
Con trazione anteriore si intende che il motore esercita la propria azione sulle ruote anteriori che “trainano” quelle posteriori.
Il Sistema Start&Stop
Tutti conosciamo l’ormai comune “Start&Stop” una volta chiamato “spegnimento automatico del propulsore”.
La prima macchina ad aver montato questo sistema fu Fiat, con la sua Regata Energy Saving.
Nel 1983 venne montato sulla vettura il sistema “Cymatic”, che era appunto in grado di spegnere automaticamente il motore tutte le volte che l’auto si fermava.
Ancora una volta si parla di Fiat come protagonista delle invenzioni italiane.
Siamo nel 1988 e questa volta l’invenzione tratta di un motore turbo diesel con iniezione diretta.
La prima auto a disporre di questo sistema è la Croma TDI, fin da subito si notano grandi miglioramenti sui consumi e soprattutto sulle prestazioni.
Il Common Rail
Anche questa volta si tratta di un’invenzione italiana e l’inventore è ancora una volta Fiat! Il centro di Ricerche della casa automobilista ideò e sviluppò questa tecnologia di iniezione elettronica per motori a gasolio.
La casa italiana cedette tutti i diritti alla Bosch, che ne completò la messa a punto.
Il Common Rail debuttò a bordo dell’Alfa Romeo 156 1.9 Jtd nel 1997.
Ad oggi le auto sportive (quelle che ti incollano al sedile pestando l’acceleratore e che grazie al feeling di guida e al rombo dei motori ti regalano emozioni quando le guidi) stanno piano piano diventando una razza in via d’estinzione.
Le case automobilistiche si stanno focalizzando sempre di più sull’elettrificazione e sui SUV, che sono diventati un vero e proprio best seller e vengono offerti in qualsiasi forma e tipologia.
Ma può un suv essere sportivo e regalare quelle emozioni degne di supercar e altre auto costosissime e dalle prestazioni esagerate?
Ebbene si, e Cupra in occasione del suo terzo anno come marchio indipendente ha lanciato quello che possiamo considerare il “canto del cigno” del suo Formentor: un’edizione limitata a soli 7000 esemplari a dir poco fuori di testa: la VZ5.
VZ COME VELOZ, 5 come il numero di cilindri
La Formentor VZ5 è la più cattiva della gamma, grazie al suo motore 2.5 TSI a cinque cilindri (di derivazione Audi RS3) che eroga una potenza di 390 cv e 480 Nm di coppia massima, che spinge la vettura da da 0 a 100 km/h in soli 4,2 secondi e raggiunge una velocità massima autolimitata di 250 km/h.
La trazione 4Drive è stata aggiornata, e ora grazie al Torque Splitter (convertitore di coppia) permette alla VZ5 di andare di traverso grazie alla modalità drift.
I numeri sono davvero pazzeschi, inoltre Cupra ha equipaggiato la VZ5 con un cambio automatico DSG a sette rapporti e un nuovo assetto più basso di 10 mm rispetto alla versione VZ, con sospensioni a controllo elettronico e 15 diversi livelli di regolazione degli ammortizzatori.
A scaricare la potenza a terra troviamo cerchi in lega da 20″ dedicati, che ospitano pinze freno a sei pistoncini Akebono che vanno a mordere dei dischi in acciaio da 375 mm.
Il Design della Formentor VZ5
Il look della Cupra Formentor sulla VZ5 diventa ancora più aggressivo grazie alla presenza di quattro terminali di scarico ramati disposti in diagonale e incastonati nell’estrattore in carbonio, che offrono un sound coinvolgente.
Le prese d’aria anteriori sono cresciute e ora sono di dimensioni generose, e vengono accentuate dalle appendici aerodinamiche in fibra di carbonio.
Le colorazioni disponibili sono quattro: Taiga Grey (creata appositamente per la serie limitata di 999 esemplari), Nero Midnight, Grigio Magnetico opaco e Petrol Blue opaco.
Il carattere sportivo della VZ5 è ben presente anche nell’abitacolo, dove trovano posto il sistema multimediale VZ con schermo da 12″ con interfaccia interamente personalizzabile, un volante racing con pulsante di accensione e pulsante per selezionare le modalità di guida e i sedili avvolgenti CUPBucket in pelle Sabelt con guscio in carbonio.
Vuoi più info sull’auto del mese GP richiedile ai riferimenti qui o contatta lo 051 6044999
Ora lo possiamo dire, siamo la miglior scelta che voi clienti potete fare per l’acquisto della vostra nuova Hyundai su tutto il territorio nazionale.
È con grande onore che vi annunciamo che grazie alla nostra squadra Hyucar abbiamo ricevuto il premo come Best Dealer Hyundai 2022, ritirato direttamente dal nostro CEO Bruno Belgioco.
Siamo orgogliosi del nostro Team e di tutti i nostri Venditori che hanno lavorato sodo per aggiudicarsi questo grande premio e raggiungere questo traguardo.
Grazie al nostro Brand Manager Emanuele, e al nostro Team Hyundai: Christian, Claudio, Riccardo, Fabrizio, Antonella, Giulia ed Elena.
Essere il miglior concessionario d’Italia significa aver raggiunto tutti gli obiettivi, avere una grande professionalità, competenza e soddisfazione cliente, quindi un grazie speciale lo dedichiamo soprattutto ai nostri clienti che hanno reso possibile tutto questo!
Volevamo condividere con voi questo importante traguardo!
Vi ricordiamo che Hyucar non è estranea alla vincita di questo premio per noi importantissimo, siamo risultati vincitori già nei seguenti anni: 2013, 2014, 2016, 2017, 2018, 2019.
Grand Prix Group è concessionario Hyundai dal 2011 e fin dai primi anni ha dimostrato di avere stoffa nella vendita e nell’accudire i propri clienti.
Oltre Hyundai, Grand Prix Group è concessionario ufficiale anche di altri marchi:
Audi, Seat, Cupra, Kia, Mazda ed è in continua espansione sia per l’acquisto di nuovi brand (Stay tuned) che di punti vendita.
Con il nostro nuovo progetto di affiliazione, Grand prix group sarà presto disponibile su tutto il territorio nazionale come uno dei più grandi rivenditori di auto usate.