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Le 10 Auto più strane di sempre

Le 10 Auto più strane di sempre

Nel corso del tempo l’industria automobilistica ci ha regalato delle auto davvero strane grazie al loro design fuori dal comune e dai loro dettagli più che unici.                            

Oggi noi di Grand Prix ti portiamo alla scoperta di 10 auto che ne sono l’esempio perfetto.

Partiamo subito con la prima auto unica nel suo genere!

Le 10 Auto più strane di sempre

Reliant Robin

Reliant Robin

Iniziamo con la Reliant Robin, una piccola auto inglese famosa per la sua configurazione a tre ruote che le da la capacità di ribaltarsi facilmente.

Nonostante la sua stranezza, è diventata un’icona dell’industria automobilistica britannica e ha guadagnato una certa popolarità grazie alla sua eccentricità.

Peel P50

Notoriamente famosa per essere la “macchina più piccola del mondo“.

La Peel P50 è una microcar a tre ruote prodotta sull’Isola di Man negli anni ’60.

Con una singola porta anteriore e un design adorabile, la P50 è diventata un’icona automobilistica ed è ad oggi considerata una rarità dagli appassionati.

Amphicar Model 770

Amphicar Model 770

L’Amphicar Model 770 è stato uno dei pochi veicoli anfibi a essere commercializzato per uso civile.

Prodotta negli anni ’60 grazie alle due eliche posteriori poteva trasformarsi in una piccola imbarcazione, consentendo di guidare sia su strada (a una velocità massima di 113 km/h) che in acqua (a una velocità massima di 11 km/h).

Messerschmitt KR200

La Messerschmitt KR200 è un’altra auto a tre ruote, ma questa volta prodotta nella Germania del dopoguerra.

. Il suo design era aerodinamico, con una carrozzeria a goccia e un tettuccio a cupola trasparente (che era unito con la portiera).

Il KR200 era alimentato da un motore a due tempi da 191 cc, che la spingeva a una velocità massima di circa 90 km/h.

Volkswagen XL-1

Volkswagen XL-1

La Volkswagen XL-1 è una vettura ibrida plug-in prodotta dalla Volkswagen, caratterizzata da un design aerodinamico e portiere ad apertura verso l’alto.

La sua principale caratteristica è l’efficienza energetica, grazie alla combinazione di un motore diesel a due cilindri da 0,8 litri e un motore elettrico.

Questa combinazione permette di percorrere fino a 100 km con soltanto un litro di gasolio. La XL-1 è stata prodotta in quantità limitate ed è considerata una vera e propria supercar in termini di efficienza.

BMW Isetta

La BMW Isetta è una microcar tedesca degli anni ’50 e ’60, con una singola porta anteriore che si apriva insieme al volante.

Questa vettura compatta è diventata famosa come veicolo cittadino e nonostante le sue dimensioni compatte, era sorprendentemente spaziosa all’interno, in grado di ospitare due passeggeri e offrire un bagagliaio limitato.

Autozam AZ1

L’Autozam AZ-1 è una microcar giapponese prodotta da Mazda negli anni ’90 famosa per le sue minuscole dimensioni, caratterizzata per , il suo design e per le sue portiere ad ali di gabbiano che si aprono verso l’alto.

È alimentata da un motore 3 cilindri da 660 cc sovralimentato e l’interno dell’auto presenta un layout spartano, con sedili e volante sportivo che nel complesso offrono un’esperienza di guida dinamica.

Citroën Mèhari

La Citroën Méhari è un piccolo fuoristrada prodotto tra gli anni ’60 e ’70.

aveva come peculiarità la carrozzeria in plastica, che la rendeva resistente alla corrosione, e grazie alla trazione integrale e al motore a due cilindri da 602 cc, era versatile sia  su strada che fuori strada.

La Méhari divenne popolare nelle località marittime e costiere per la capacità di regalare a una  guida all’aria aperta.

Citroën Méhari

Toyota Sera

La Toyota Sera è una piccola coupé sportiva prodotta negli anni ’90.

La particolarità di questa vettura risiede nel suo design futuristico e nelle sue portiere a farfalla che si aprono verso l’alto (da cui si dice che McLaren abbia preso spunto per le sue vetture).

La Sera offriva soluzioni all’avanguardia come il tetto in vetro elettrico ed era alimentata da un motore a quattro cilindri da 1.5 litri, che offriva il compromesso perfetto tra prestazioni e efficienza.

BMW Z1

BMW Z1

La BMW Z1 è una roadster prodotta tra gli anni ’80 e ’90 famosa per le sue porte a scomparsa, che si ritraevano nella parte inferiore della vettura.

Il telaio della Z1 era realizzato in plastica rinforzata con fibra di vetro, che la rinforzava ma senza rinunciare alla leggerezza.

Sotto il cofano montava un motore a sei cilindri in linea e offriva un’esperienza di guida dinamica.

QUESTO ERA IL NOSTRO SPECIALE SULLE 10 AUTO PIU’ STRANE DI SEMPRE.  E VOI QUALE SCEGLIERESTE? FATECELO SAPERE NEI COMMENTI!

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Vintage GP: ep. 12

Vintage ep.12: Audi QUATTRO
Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO

Vintage GP: ep. 12 – Audi QUATTRO

Vintage GP: ep. 12. Audi QUATTRO, l’auto che ha segnato una rivoluzione, salvando Audi dal dimenticatoio e stravolgendo il rally negli anni’80. Oggi vi raccontiamo la storia della leggendaria Audi Quattro.

Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO

L’INIZIO DELLA STORIA

La storia dell’Audi Quattro ha inizio nell’inverno del 1976, quando durante i test della Volkswagen Iltis (un veicolo militare 4×4 ispirato alle Jeep Willys della Seconda Guerra Mondiale), l’ingegnere Jorg Bensinger notò che l’Iltis coi suoi 75 cv, si comportava meglio sulla neve rispetto alle potenti berline Audi a trazione anteriore.

Da qui nacque l’idea di creare una berlina a trazione integrale. Proposta al titolare della Ricerca e Sviluppo, Ferdinand Piech, l’idea fu accolta con l’unica condizione di testarla su una vettura sportiva stradale.

Un team di tecnici, guidato da Walter Treser, montò la meccanica a trazione integrale della Iltis sulla scocca di un’Audi 80. Il prototipo fu portato al Passo Turracher Hohe in Austria, dove fu testato su ghiaccio e neve di fronte ai dirigenti di Audi, che rimasero colpiti dalle prestazioni impressionanti (anche a temperature estreme di -30°C) e diedero il via alla produzione della vettura a trazione integrale.

L’Audi Quattro fu presentata al Salone internazionale dell’automobile di Ginevra nel marzo 1980. Ferdinand Piech, durante la conferenza di lancio, dichiarò che la Quattro segnava l’inizio di qualcosa di importante.

La vettura presentava arcate bombate, sospensioni indipendenti, la nuova trazione Quattro e un motore turbo da 2.1 litri a 5 cilindri che erogava 200 CV, consentendo uno 0-100 km/h in soli 7 secondi (tutto questo nel 1980).

Nonostante il prezzo non economico e lo scetticismo sulle vendite, la Quattro si rivelò un vero successo, tanto da diventare la pioniera che avviò la vendita di milioni di vetture con trazione Quattro per la casa automobilistica di Ingolstadt.

Audi QUATTRO

AUDI QUATTRO E IL RALLY

Per realizzare il suo desiderio di debuttare nel rally Piech fondò Audi Sport, e nonostante non avesse ancora venduto il numero minimo di vetture richiesto, la Quattro debuttò nel 1980 come mezzo non competitivo, ma si rivelò talmente efficace, che il suo pilota Hannu Mikkola avrebbe vinto il Rally di Algarve con un vantaggio di mezz’ora.

Audi Sport partecipò a otto eventi del WRC nel 1981, ottenendo tre vittorie, incluso il primo successo di una donna nel WRC grazie a Michelle Mouton al Rally di Sanremo, e nel 1982, Audi Sport vinse il titolo Costruttori.

Il 1983 fu l’anno in cui venne introdotta la categoria Gruppo B, che segnò una svolta nel mondo dei rally. Caratterizzata da regolamentazioni molto limitate, consentiva alle vetture di essere portate all’estremo. Gli spettatori, si riversavano sulle strade, spostandosi rapidamente per assistere alle auto che sfrecciavano a velocità incredibili e i piloti si spingevano al limite delle proprie capacità .

Audi quell’anno dominò la categoria grazie alle Quattro A1 e A2, Hannu Mikkola vinse il campionato piloti nel 1983, seguito da Stig Blomqvist nel 1984, che portò anche alla vittoria del campionato costruttori.

IL SUCCESSO DELL’AUDI QUATTRO

La Quattro ebbe un enorme successo di vendite nel 1985, spingendo Audi a implementare la trazione Quattro su tutta la gamma dei modelli.

Nel frattempo, nel Gruppo B, le vetture stavano diventando sempre più potenti. Audi decise di omologare una versione più aggressiva chiamata Sport Quattro S1 in soli 224 esemplari.

Nonostante la potenza mostruosa di 450 CV della versione da rally, l’attenzione alla sicurezza limitò il suo pieno potenziale. Tuttavia, i piloti come Stig Blomqvist, Walter Rohrl e Michelle Mouton ottennero comunque importanti risultati, tra cui la vittoria di Mouton alla cronoscalata di Pikes Peak.

Nel 1986, la Sport Quattro fu ulteriormente potenziata a 500 CV, con migliorie aerodinamiche e un sistema di Anti-Lag per una migliore risposta del motore. La vettura raggiungeva lo 0-100 in soli 3,1 secondi e pesava solo 960 kg. Nonostante i successi ottenuti, il Gruppo B venne bandito dalle competizioni a causa dei crescenti problemi di sicurezza. Di conseguenza, Audi si ritirò dalle competizioni rally a partire dall’anno successivo.

Nel 1987, Audi fece un ritorno al campionato WRC, ma non riuscì a replicare lo stesso successo di prima, nonostante alcune vittorie di tappa.

Tuttavia, la Sport Quattro continuò a competere con successo. A Pikes Peak, Walter Röhrl guidò la nuova Sport Quattro S1 Evo 2, potenziata a 600 CV e con miglioramenti aerodinamici, conquistando la terza vittoria consecutiva di Audi e stabilendo un nuovo record, battendo quello precedente di 22 secondi.

Audi S1 Evo 2

LE VERSIONI STRADALI

Nel frattempo, le versioni stradali della Quattro subirono miglioramenti significativi, inclusa l’introduzione dell’ABS, l’adozione di ruote più larghe e un miglioramento delle prestazioni di guida.

In particolare, il motore subì modifiche sostanziali: la cilindrata aumentò da 2.1 a 2.2 litri, il numero di valvole passò da 10 a 20 e la potenza raggiunse i 220 CV.

Il motore venne accoppiato a un differenziale autobloccante Torsen, consentendo uno scatto da 0 a 100 km/h in soli 6 secondi.

Nel corso degli anni, la vettura subì ulteriori modifiche fino al 1991. Alla fine della sua produzione, Audi vendette complessivamente 12.000 esemplari dell’Ur-Quattro.

Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO

Audi QUATTRO

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Se te lo sei perso, leggi anche il nostro articolo del VIntage GP: ep 11

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Speciale Cabrio

Speciale Cabrio: MAZDA MX-5 ND & FIAT 124 SPIDER

speciale cabrio

Speciale Cabrio

Ci sono auto che hanno fatto la storia dei loro marchi e che, grazie al loro fascino, continuano ad essere ricordate e blasonate dagli appassionati.

Spesso, queste auto nel corso del tempo vengono riproposte dalle case automobilistiche in chiave moderna.

Nel 2016, una di queste auto è tornata grazie ad una collaborazione inaspettata tra due marchi che fino ad allora non avevano mai condiviso nulla.

Oggi vi raccontiamo la rinascita di un’icona italiana di stile, la Fiat 124 Spider, e l’ultima evoluzione della spider giapponese più amata di sempre, la Mazda MX-5.

LE ORIGINI DELLE DUE VETTURE

C’era una volta la Fiat 124 Spider, che dal 1966 al 1985 era sinonimo di piacere di guida allo stato puro col vento tra i capelli, che grazie alle sue linee sinuose disegnate da Pininfarina è ancora oggi una icona di stile tutto italiano.

Poi arrivò il 1989, in Giappone Mazda presentò una nuova auto: la Mazda MX-5 NA (o Miata), una piccola spider dalle forme arrotondate che puntava tutto sulla semplicità e sul piacere di guida col vento tra i capelli.

Grazie a questi valori la piccola spiderina giapponese ha conquistato il cuore degli appassionati ed è diventata un’icona degli anni ’90.

L’MX-5 grazie al suo successo nel corso del tempo arrivò a ben tre generazioni: 

  • NA (dal 1989 al 1997)
  • NB (dal 1998 al 2005)
  • NC (dal 2005 al 2015)

Mentre la 124 Spider, a causa di alcune problematiche dopo il 1985 non entrò più in produzione.

LA JOINT VENTURE CON MAZDA E IL RITORNO DELLA 124 SPIDER

Nel 2015 Mazda presentò la nuova generazione di MX-5 (La ND, che viene venduta ancora oggi), e per il gruppo FCA la strategia era quella riportare in produzione alcune delle vetture che fecero la storia del gruppo (come l’Alfa Romeo Giulia nel 2015).

Per Fiat decisero di riportare in vita la 124 spider, e per farlo decisero di stringere un accordo di collaborazione con Mazda, che permetteva di sfruttare la piattaforma e la base meccanica della neonata MX-5 ND, permettendo a Fiat di portare in gamma una vettura decappottabile ma tenendo bassi i costi di produzione.

LE DIFFERENZE TRA LE DUE VETTURE

Come già detto la base della 124 Spider è stata la piattaforma della Mazda MX-5 Miata, ma Fiat ha apportato alcune modifiche alla piattaforma, come la lunghezza e la larghezza, rispettivamente di 4,05 m e 1,74 m (rispetto ai 3,91 m di lunghezza e 1,73 m di larghezza dell’MX-5).

Per quanto riguarda le motorizzazioni Fiat offre due opzioni: un 1.4 MultiAir Turbobenzina da 140 cv e un 1.4 turbo da 170 cv per la versione Abarth, mentre la Mazda MX-5 offre un 1.5 SkyActiv G da 131 cv e un 2.0 Skyactiv G 2.0 aspirato da 160 o 184 cv.

Gli interni delle due vetture condividono la plancia, il volante, la strumentazione e l’infotainment. Cambiano i sedili e i rivestimenti.

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AUTO DEL MESE IONIQ 6

AUTO DEL MESE IONIQ 6

AUTO DEL MESE IONIQ 6: Verso il futuro

La casa automobilistica coreana si impegna da anni nel costruire un domani più sostenibile possibile. Nel 2023 ha deciso di farlo con IONIQ 6 un’innovativa berlina elettrica dal design sportivo e accattivante.

Una scelta vincente vista la tripla vittoria al World Car Awards 2023!

Hyundai IONIQ 6 è stata, infatti, premiata da una giuria di 100 giornalisti del settore automotive per la sua combinazione di forte appeal, design aerodinamico e interni avvolgenti smart-living, aggiudicandosi i seguenti premi: “World Car of the Year”, “World Electric Vehicle” e “World Car Design of the Year”.

Quello che Hyundai cerca di fare con quest’auto, è focalizzarsi su pochi elementi che però siano in grado di rendere l’auto unica.
Le performance: grazie alla potenza e all’efficienza del motore è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 5,1 secondi (nella versione a trazione integrale con batteria Long Range da 77,4 kWh).

La praticità: dovuta alla ricarica ultra-fast (351 km di autonomia in soli 15 minuti) e alla possibilità di sfruttare il 95% dei punti di ricarica presenti sul territorio italiano.

L’affidabilità: per via della grande autonomia (fino a 614 km) e alla sicurezza.

La tecnologia: con l’Highway Driving Assist II, IONIQ 6 offre una tecnologia di guida autonoma di livello 2, che controlla la velocità, la distanza dalle altre auto e ti assiste nei cambi di corsia.

Un design unico ideato per ridurre i consumi

Elegante e decisamente unica, la Hyundai IONIQ 6 si fa riconoscere soprattutto per i suoi interni migliorati ed avvolgenti e per il suo design affusolato in grado di offrire alla vettura un coefficiente aerodinamico di appena 0,21Cx.

La sua aerodinamicità elevata la aiuta non solo a migliorare le prestazioni, ma anche a diminuire i consumi aumentando la sua autonomia, senza dover ricorrere ad una taglia maggiore della batteria.

Una batteria maggiorata infatti avrebbe fatto lievitare i costi al cliente, aumentare il peso complessivo dell’auto e dilatare i tempi di ricarica.

Spazio. Stile. Raffinatezza. Rispetto per l’ambiente.

Hyundai con quest’auto non si limita a sostenere la transizione ecologica solo nella motorizzazione.

Gli interni sono stati realizzati in pelle lavorata con trattamento ecologico, tessuto PET riciclato e tappetini in ECONYL® (nylon rigenerato), oltre che da materiali estratti direttamente dalla canna da zucchero.

Da un punto di vista più pratico, una volta saliti a bordo di IONIQ 6, si viene subito accolti dal design avvolgente dell’abitacolo in grado di offrire un’esperienza di guida unica e personalizzabile.
È infatti possibile regolare lo sterzo, la potenza, la sensibilità del pedale dell’acceleratore e la modalità di guida nei modelli dotati di guida autonoma.

Parlando invece di spazio, sfruttando la nuova piattaforma per veicoli elettrici, i tecnici Hyundai sono riusciti ad ampliare l’abitacolo aumentando il comfort sia per il conducente che per i passeggeri.

Anche l’occhio vuole la sua parte.
L’illuminazione ambientale della IONIQ 6 è in grado di soddisfare anche i gusti più difficili grazie all’atmosfera che le luci a doppio colore riescono a creare in una perfetta combinazione con i materiali trasparenti con cui è stato costruito l’abitacolo.

Come ogni Hyundai, anche IONIQ 6 ti offre una garanzia di 5 anni a chilometraggio illimitato sulla vettura e di 8 anni o 160.000 km per la batteria.

Insomma, con Hyundai IONIQ 6 potrai goderti un’auto straordinaria con tutta la tranquillità extra che ti offre una delle migliori garanzie del settore. Di serie.

AUTO DEL MESE IONIQ 5


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Lo sapevi? ep 9

Lo sapevi? ep.9

LO SAPEVI? EP.09

Lo sapevi? ep.9″

Lo sapevi che:

la Lamborghini è nata da un difetto della Ferrari?

Lo sapevi? ep.9

Tutte le grandi aziende hanno storie bizzarre alle spalle inerenti alla loro fondazione e di sicuro Lamborghini non poteva esimersi da questa lunga tradizione. Ecco come la leggenda è iniziata.

L’avventura imprenditoriale di Lamborghini inizia come tecnico riparatore durante la Seconda Guerra Mondiale, per via della sua ottima attitudine nel “riparare le cose”.

Una volta tornato dalla guerra, si rende conto di un’enorme opportunità: in una nazione prevalentemente agreste, avrebbe potuto convertire gli stessi mezzi militari usati durante la guerra in trattori, supportando e al contempo sfruttando la ripresa economico-commerciale del paese.

Grazie a questa sua intuizione, nel 1948 fonda a Cento la Lamborghini Trattori, un’azienda che attraverso personale preparato e tecnologia all’avanguardia, in pochi anni diventa leader del settore agricolo.

Una decina di anni dopo a Ferruccio viene una nuova intuizione che lo spinge ad espandersi nella produzione di bruciatori e condizionatori. Come già successo nel settore agricolo con i suoi trattori, anche in questo caso, nel giro di pochi anni riesce a posizionarsi ai primi posti nel mercato italiano.

Il susseguirsi dei suoi successi imprenditoriali ha alimentato la sua passione per le automobili di lusso; passione che nel 1958 lo spinge ad aggiungere al suo parco auto una Ferrari 250 GT, l’auto che diventerà il fulcro di questa vicenda.

La leggenda ha inizio.

Lamborghini ed il suo incontenibile carattere trovano nella guida l’esaltazione massima; tra percorsi ad alta velocità e sgommate, Ferruccio è alla costante ricerca del brivido quando si mette dietro al volante.

Per via del suo stile di guida sportivo, però, mette a dura prova ogni auto che possiede e la rossa di Maranello inizia a vacillare.

Stufo di portare la macchina a riparare e deciso a risolvere il guasto, con l’aiuto dei suoi meccanici, scopre che il componente problematico all’interno della frizione è esattamente identico a quello che utilizza nei suoi trattori.

Senza la minima esitazione, una volta risolto il problema, decide di recarsi a Maranello negli uffici di Enzo Ferrari per segnalargli il problema ed offrirsi di produrre la componente nel suo stabilimento.

Ferrari però gli risponde che la macchina va benissimo e che il problema è lui a essere in grado di guidare solo i trattori e non le Ferrari.

Un uomo tanto orgoglioso quanto ambizioso come Ferruccio Lamborghini non poté che rispondergli: “Adesso la macchina me la faccio io!

Beh, direi che il proseguo della storia la conosciamo tutti!

Ti sei perso il gli altri episodi di “Lo sapevi?”

Leggili qui! 👇

Lo sapevi ep.1 – chi ha inventato il camper

Lo sapevi ep.2 – Chi è stato il primo a fare un viaggio in auto?

Lo sapevi ep.3 – Occhio a sbattere le portiere se ti trovi in svizzera.

Lo sapevi ep.4 – L’auto elettrica è davvero un’invenzione moderna?

Lo sapevi ep.5 – Il Tergicristallo è nato durante una bufera di neve.

Lo sapevi ep.6 – 10 invenzioni dell’automotive firmate dagli italiani

Lo sapevi ep.7 – La prima multa per eccesso di velocità della storia

Lo sapevi ep.8 – Il GPS ha ridotto il numero degli incidenti stradali.


Ti è piaciuto “Lo sapevi? ep.9?”

👇 Scrivilo nei commenti! 👇

Ci vediamo al prossimo episodio! 😘

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Supercar che condividono parti con macchine comuni

Supercar che condividono parti con macchine comuni

Che cosa hanno in comune una Nissan e una Lamborghini? e una McLaren con un Autobus?                                

I produttori di auto che tutti noi sogniamo (auto di lusso e supercar), occasionalmente condividono pezzi e parti di altre auto (spesso anche più economiche) che si vedono spesso sulle strade di tutto il mondo.

Ma quali sono queste auto? Oggi vi portiamo alla scoperta di alcuni esempi di queste condivisioni che non vi aspettereste mai!

Supercar che condividono parti con macchine comuni

Pagani Zonda

Pagani Zonda

La Pagani Zonda è una hypercar italiana che è stata prodotta in 140 esemplari dal 1999 al 2010.

Grazie alle soluzioni tecniche che la caratterizzano (come la carrozzeria e la scocca interamente in carbonio) è considerata una vera e propria opera d’arte e di ingegneria su ruote (ma anche una delle auto col sound del motore migliore in assoluto.

Ma questo capolavoro condivide un paio di elementi con altre vetture più comuni:

  • Il Motore: il leggendario V12 Mercedes (M120) che può essere trovato in modelli come la Mercedes S600 e tutta la gamma 65 AMG di quegli anni.
  • I Controlli del Clima: che possono essere trovati nella Rover 45, una modesta utilitaria inglese

McLaren F1

McLaren F1

Alcuni la considerano l’auto migliore di tutti i tempi, ed oltre ad avere tre posti ed essere stata l’auto più veloce del mondo è stata pure posseduta da Rowan Atkinson (l’attore che interpretava Mr. Bean).

La McLaren F1 oggi è tra le auto più costose di sempre con prezzi che vanno dai 15/20 milioni di euro, ma nonostante questo troviamo due elementi condivisi con altre auto (e non solo).

  • Il Motore: il V12 di derivazione BMW (S70) che veniva equipaggiato sulle BMW Serie 7 e Serie 8 degli anni ‘90
  • I Fari Posteriori: che sono condivisi con il VDL Bova Futura, un autobus che venne prodotto dal 1982 al 2010.

Lamborghini Gallardo

Lamborghini Gallard

È la prima Entry Level della storia di Lamborghini, ed è una delle auto più iconiche di sempre.

La Lamborghini Gallardo continua ad essere oggetto del desiderio di molti, e come altre supercar anche questa ha in condivisione il suo motore, che in questo caso può essere trovato su alcune Audi che oggi possono essere trovate a prezzi decisamente più bassi in paragone.

Come La prima serie di Audi R8, l’S6 ed RS6 (nella generazione C6) ed Audi S8.

Dodge Viper

Dodge Viper

Prodotta negli anni ‘90 la prima serie della Dodge Viper è una vera icona degli anni’90, e il suo enorme V10, abbinato alla mancanza di qualsiasi comfort e sicurezza la rendevano una vera e propria trappola mortale che solo i veri esperti sapevano domare.

Anche lei però condivide qualcosa con un’altra auto, e nel suo caso parliamo degli specchietti, che possono essere trovati sulla Mitsubishi 3000GT, una più piccola e modesta sportiva giapponese.

Mitsubishi 3000GT

Ferrari California

Ferrari California

La Ferrari California è un vero e proprio simbolo di lusso e di eccellenza made in Italy, ma molti forse non sanno che Ferrari fa parte del gruppo FCA (oggi conosciuto come Stellantis), che gli permette di prendere alcuni pezzi di altri marchi da montare sulle loro vetture.

Nel caso della California era il sistema di infotainment, che era preso a sua volta dalla Chrysler Sebring, una normalissima berlina americana.

Lamborghini Diablo

Lamborghini Diablo

La Lamborghini Diablo è una vera e propria leggenda degli anni ’90, e col suo motore V12 ancora oggi fa impazzire puristi e appassionati da ogni parte del mondo.

Mentre la prima serie aveva dei fantastici fari anteriori Pop-Up, la seconda serie, prodotta dal 1999 aveva nuovi fari, che erano condivisi con la Nissan 300ZX.

Nissan 300ZX

Koenigsegg CC8S

Koenigsegg CC8S

La Koenigsegg CC8S è una Hypercar Svedese poco conosciuta (venne prodotta in soli 6 esemplari), ma che nel 2002, con il suo 0-100 in 3.5 secondi, e una velocità massima di circa 386 km/h era tra le auto più veloci di sempre.

Queste performance erano possibili grazie a un Motore V8 di derivazione Ford portato all’estremo, ma che normalmente può essere trovato nelle Ford Crown Victoria (i famosi Taxi e auto della polizia americani) e sui Pickup F-150

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AUTO DEL MESE NUOVA KONA

AUTO DEL MESE NUOVA KONA

L’Auto di questo mese è NUOVA KONA, che dal 2017 è tra i best seller dei crossover europei di segmento B, e dopo il restyling di metà carriera del 2020 Hyundai Kona arriva alla sua seconda generazione, che punta alla praticità e al minimalismo.

Hyundai Kona era già disponibile nella versione Elettrica e Ibrida. Ad oggi con questo nuovo modello, è disponibile sempre in versione Elettrica ed anche nella versione a Combustione.

Le motorizzazioni disponibili

Nuova Kona offre sempre una gamma di motorizzazioni tra le più complete sul mercato, dai motori a benzina elettrificati fino all’elettrico puro.

Con questo nuovo restyling i tecnici Hyundai hanno dato la precedenza alla versione elettrica, soprattutto per quanto riguarda il design, la gestione della potenza a bordo e l’aerodinamica.

Ma in gamma ovviamente saranno ancora presenti le versioni a benzina e full hybrid.

Nuova Hyundai KONA è realizzata su una evoluzione della precedente piattaforma, ne mantiene infatti i motori a benzina:

  • 3 cilindri mild hybrid da 120 cv
  • 1.6 4 cilindri full hybrid da 141 cv (anche in allestimento sportivo N-Line).

La EV offre due opzioni di batteria:

  • Standard Range, da 48,4 kWh con una potenza di 218 cv e 255 Nm e un’autonomia di 342 km
  • Long Range, da 65,4 kWh con una potenza di 156 cv e 255 Nm e un’autonomia di 490 km

Supporta la ricarica rapida fino a 350 kW e può passare dal 10 all’80% della batteria in 41 minuti.

Per facilitare le operazioni di ricarica, l’auto ha una luce LED all’interno dello sportellino e lo sportellino stesso è riscaldato per funzionare anche a temperature di -30°C.

Dimensioni e Design

Il cambiamento più evidente risiede nelle dimensioni, poiché la lunghezza della vettura è aumentata di 14 cm rispetto alla precedente generazione, portandola a 4,35 m.

Nonostante sia ancora classificata come B-SUV, la nuova Kona si avvicina di più alle auto di segmento C, con una larghezza di 1,83 m e un’altezza di 1,58 m.

Il risultato è una maggiore presenza su strada e un aspetto estremamente futuristico, caratterizzato dall’abbinamento di forme morbide a superfici squadrate e dalla linea LED che attraversa tutto il frontale.

Inoltre, le versioni elettriche presentano un’illuminazione anteriore e posteriore a “pixel”, un design che richiama le altre vetture EV del marchio come la Ioniq 5 e la Ioniq 6.

In sostanza, la Nuova Kona ha un look che non passa inosservato (soprattutto nell’allestimento sportivo N-Line).

Come cambia l’abitacolo

Le dimensioni maggiori della carrozzeria di Nuova Kona si riflettono nell’abitacolo: le dimensioni sono cresciute rispetto alla precedente versione, offrendo un abitacolo più spazioso per i passeggeri e un bagagliaio più capiente che raggiunge i 466 litri.

La plancia è caratterizzata dalla presenza di due schermi da 12,3 pollici ciascuno e da un head-up display da 12 pollici.

L’infotainment, dotato di navigazione, può essere aggiornato over-the-air e consente la visualizzazione nitida del Surround View Monitor.

Hyundai ha migliorato la disposizione dei comandi e ha introdotto porta bicchieri girevoli a scomparsa nel tunnel centrale.

I sedili, realizzati con materiali ecosostenibili, presentano una struttura con funzione relax per aumentare il comfort durante i viaggi più lunghi.

ADAS e dotazioni di sicurezza

La Nuova Kona ha una completa dotazione di sistemi ADAS e di guida assistita, tra cui il Driver Status Monitor (che utilizza la telecamera posizionata sul cruscotto per analizzare il volto del conducente e avvisarlo in caso di distrazioni in situazioni di potenziale emergenza).

Il Blind Spot View Monitor (che proietta sul quadro strumenti l’immagine del lato posteriore dal quale è in arrivo un veicolo) e il Remote Smart Parking Assist (che consente alla Kona di muoversi avanti e indietro (nelle sole versioni EV ed HEV) tramite dei comandi presenti sulla chiave).

Inoltre nuova Kona può essere bloccata e sbloccata tramite la Digital Key 2 Touch (le portiere si aprono o si chiudono avvicinandosi o allontanandosi dalla vettura).

AUTO DEL MESE Mazda MX-30 R-EV


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Come sono cambiati i Materiali

Come sono cambiati i Materiali: dal legno al carbonio: l’evoluzione dei materiali nella costruzione delle automobili.

In questo articolo scopriremo come sono cambiati i materiali e l’evoluzione che hanno avuto nel corso degli anni e come potrebbero evolversi ancora in futuro.

Nel corso dei decenni sono stati sviluppati e utilizzati i materiali più disparati, ognuno con i propri vantaggi e svantaggi.

La scelta dei materiali da utilizzare nel settore automobilistico è un aspetto fondamentale.

come sono cambiati i materiali

I Primi Materiali

Nelle prime automobili, i telai erano costruiti con una struttura in legno e ricoperti con pannelli di metallo.

Questa combinazione rendeva la carrozzeria leggera e flessibile, ma non resistente alle intemperie e, di conseguenza, necessitava una manutenzione costante.

Con l’avvento dell’era industriale, si iniziarono a cercare delle alternative e negli anni ’30 il metallo, in particolare l’acciaio, divenne il materiale predominante.

Questo offriva una maggiore resistenza e durata rispetto al legno, ma rimaneva ancora soggetto alla corrosione.

Anni ’50 e ’60

Negli anni ’50 e ’60, ci fu il primo tentativo di utilizzare un materiale composito nell’industria automobilistica, stiamo parlando della fibra di vetro.

Questa garantiva grande leggerezza ed un’ottima capacità di resistenza alla corrosione, il problema principale era l’eccessiva cura che questo materiale richiedeva durante la sua lavorazione, infatti, se non trattato correttamente o se non impiegato nel modo adeguato, può risultare fragile.

Per questo il suo utilizzo venne limitato quasi unicamente alle vetture sportive (come l’iconica Corvette Stingray).

Anni ’70 e ’80

Negli anni ’70, si iniziò ad utilizzare l’acciaio inossidabile; questo migliorò notevolmente la resistenza alla corrosione rispetto all’acciaio normale.

A scapito di un aumento di peso complessivo della carrozzeria e soprattutto di un incremento di costi di produzione, elementi che ne impedirono l’utilizzo su larga scala.

A partire dal decennio successivo, l’industria automobilistica iniziò ad impiegare l’alluminio.

I principali vantaggi di questo metallo sono la sua leggerezza e la sua resistenza alla corrosione.

Tuttavia, come abbiamo già visto per l’acciaio inossidabile, l’alluminio aveva costi di produzione relativamente alti che gli hanno impedito di diventare il nuovo materiale di riferimento nel settore, almeno per il momento.

Acciaio

Al giorno d’oggi, molte delle componenti di un’autovettura sono ancora prodotte in acciaio.

Robusto, rigido, economico e di facile lavorazione, l’acciaio odierno si discosta molto da quello impiegato negli anni ’30.

Con l’evoluzione del settore automobilistico si sono evoluti anche i materiali utilizzati e, nel corso degli anni gli scienziati (oltre a risolvere il problema legato alla corrosione trattando l’acciaio), hanno scoperto come modificare la sua microstruttura per renderlo più forte, resistente e sicuro.

È altresì vero che sempre più componenti vengono realizzate in leghe più leggere dell’acciaio, come l’alluminio e si prevede che possano incrementare ulteriormente nei prossimi anni.

Per esempio, FCA collabora nello sviluppo di leghe di alluminio innovative per aumentare la sicurezza, migliorare l’efficienza e ridurre le emissioni di CO2.

Negli ultimi anni

Infine, negli ultimi anni, l’industria automobilistica ha iniziato ad utilizzare materiali compositi, tra cui la fibra di carbonio e le resine.

I vantaggi principali di questi nuovi materiali sono: la maggiore resistenza meccanica e alla corrosione, l’incredibile leggerezza e l’ampia possibilità di personalizzarne forma e struttura.

Tuttavia, i materiali compositi hanno ancora degli svantaggi legati al fattore economico-produttivo, poiché sono estremamente costosi da realizzare e richiedono una tecnologia ed una manodopera incredibilmente specializzata.

Come già accaduto in passato, quando un materiale possiede caratteristiche tanto performanti quanto costose, viene destinato ad autovetture sportive di altissima fascia.

Tuttavia, bisogna dire che negli ultimi anni i costi di produzione dei materiali compositi stanno diminuendo ed il loro uso sta diventando sempre più comune in svariati settori.

In conclusione, la costante evoluzione dei materiali impiegati nel corso degli anni, ha migliorato in modo eccezionale la sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità delle autovetture.

Inoltre, con l’avvento di nuove tecnologie emergenti come i materiali biodegradabili e intelligenti, ci sono grandi opportunità di continuare ad innovare ancora il settore.

Chissà che il futuro dei materiali impiegati nei mezzi di trasporto possa essere qualcosa che si scosti completamente da ciò che è stato utilizzato fino ad ora!

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Lo sapevi? ep 8

Lo sapevi? ep.8

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Lo sapevi che:

il GPS ha ridotto il numero di incidenti stradali?

Lo sapevi? ep.8

Da quando è stato reso disponibile al pubblico, il GPS è diventato uno strumento indispensabile per la navigazione di tutti noi.

Tuttavia, in pochi sanno che è stato, e continua ad essere tutt’ora, uno strumento fondamentale per la sicurezza stradale.

In questo articolo, esploreremo la storia della sua invenzione, le sue applicazioni nella prevenzione degli incidenti stradali e alcune delle possibili applicazioni future che potrebbero migliorare ulteriormente sia la navigazione, che la sicurezza su strada.

La storia e il funzionamento del GPS

La storia dell’invenzione del GPS risale alla fine degli anni ’60, quando il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sviluppò questo sistema per scopi militari.

Inizialmente noto come NAVSTAR, venne sviluppato per garantire un sistema di navigazione preciso e sicuro per i velivoli militari e le truppe in missione.

Ma come funziona?

Il GPS sfrutta una rete di satelliti che orbitano attorno alla Terra in grado di inviare segnali radio ai rispettivi ricevitori sulla superficie terrestre.

Oggi i ricevitori GPS sono in grado di utilizzare questi segnali per determinare la loro posizione esatta sulla Terra con una precisione di pochissimi metri.

Le applicazioni nella prevenzione degli incidenti stradali

Solamente negli anni ’90 è stato reso disponibile anche per l’uso civile, grazie alla riduzione dei costi e all’aumento della sua precisione, andando a rivoluzionare fin da subito il modo in cui ci muoviamo e ci orientiamo nello spazio.

Oltre al guidare milioni di persone ogni giorno in tutto il mondo, uno dei maggiori benefici del GPS è stato il suo contributo nella prevenzione degli incidenti stradali.

Scopriamo insieme quali sono i punti principali:

Navigazione assistita: possono fornire indicazioni precise sulla direzione da seguire in tempo reale.

Basti pensare che con il suo avvento, il conducente non è più tentato di cercare le indicazioni stradali su delle mappe mentre è alla guida (come purtroppo prima spesso accadeva).

In questo modo l’attenzione del conducente può concentrarsi sulla sola strada, andando a diminuire così il rischio di errori alla guida.

Monitoraggio della velocità: alcune applicazioni GPS possono monitorare la velocità del veicolo e avvertire il conducente quando supera i limiti di velocità.

Ciò contribuisce a ridurre il rischio di incidenti legati a questo ambito specifico.

Tracciamento dei veicoli: se abbinato ai sensori dell’auto e ad un’assistenza adeguata, il GPS può essere utilizzato per tracciare la posizione dei veicoli allo scopo di intervenire prontamente in caso di incidenti.

Pianificazione del percorso più opportuno: i sistemi di navigazione GPS possono suggerire i percorsi più sicuri per raggiungere la destinazione desiderata.

Ciò può ridurre il rischio di incidenti stradali causati da strade con traffico intenso, scarsa illuminazione, difficili da navigare o qualunque altro parametro che il navigatore consente di impostare

Alcune possibili applicazioni future

Mentre il GPS ha già avuto un impatto significativo sulla prevenzione degli incidenti, ci sono alcune possibili applicazioni future (non ancora completamente disponibili per il pubblico) che potrebbero migliorare ulteriormente la sicurezza su strada:

il “Vehicle-to-vehicle communication” (V2V): un sistema che consente ai veicoli di comunicare tra loro in tempo reale.

Sfruttando la posizione, la velocità e la direzione di marcia dei veicoli, si creerebbe una rete di informazioni in grado di aiutare a risolvere i problemi legati alla mancata attenzione degli altri conducenti o al cambio improvviso di corsia.

Il “Vehicle-to-infrastructure communication” (V2I): un sistema che permette ai veicoli di comunicare, sempre in tempo reale, con infrastrutture stradali (come semafori, segnali stradali, ecc.).

In questo modo diventa possibile ottenere informazioni anche sul traffico e sulle condizioni della strada, aiutando a prevenire gli incidenti causati dalla mancanza di visibilità o da un malfunzionamento dei segnali stradali.

In conclusione, il GPS ha avuto un impatto significativo sulla prevenzione degli incidenti stradali e continuerà ad avere un ruolo importante nella sicurezza su strada in futuro.


D’altronde, abbiamo solo iniziato a scalfire la superfice di tutte le potenzialità che questa incredibile tecnologia è in grado di offrire, specialmente nell’ambito della sicurezza stradale.

La sua evoluzione continua ci darà sicuramente la possibilità di rendere le nostre strade ancora più sicure e affidabili in futuro.

Ti sei perso il gli altri episodi di “Lo sapevi?”

Leggili qui! 👇

Lo sapevi ep.1 – chi ha inventato il camper

Lo sapevi ep.2 – Chi è stato il primo a fare un viaggio in auto?

Lo sapevi ep.3 – Occhio a sbattere le portiere se ti trovi in svizzera.

Lo sapevi ep.4 – L’auto elettrica è davvero un’invenzione moderna?

Lo sapevi ep.5 – Il Tergicristallo è nato durante una bufera di neve.

Lo sapevi ep.6 – 10 invenzioni dell’automotive firmate dagli italiani

Lo sapevi ep.7 – La prima multa per eccesso di velocità della storia


Ti è piaciuto “Lo sapevi? ep.8?”

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Ci vediamo al prossimo episodio! 😘

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Vintage GP: ep. 11

Vintage GP: ep. 11 Porsche 924

Vintage GP: ep. 11 – Porsche 924

Vintage GP: ep. 11. Porsche 924, uno dei modelli più sottovalutati del marchio tedesco che contribuì a salvare la stessa casa automobilistica dal fallimento.

Vintage GP: ep. 11 Porsche 924

I DISAGI DI PORSCHE E LA COLLABORAZIONE FALLIMENTARE CON VOLKSWAGEN

Tutti conoscono Porsche per la 911, che dal 1963 è un’icona automobilistica e fa sognare grandi, piccoli e appassionati.

Ma non tutti sanno che negli anni ’70 la 911 toccò il “punto più basso” della sua carriera: infatti a causa dei costi di produzione elevati in Porsche le priorità erano due:

  • una nuova vettura per sostituire la 911 e per conquistare il mercato americano (quella che divenne la 928)
  • un nuovo modello “entry level” per sostituire la 912 con motore anteriore e trazione posteriore.

Questo nuovo modello nascerà da una collaborazione con Volkswagen, che a metà degli anni ’60 per creare una potenziale sostituta per la Karmann-Ghia, portò alla creazione della Porsche 914.

Tuttavia, la vettura fu un flop a causa della scarsa potenza e del costo elevato; Volkswagen perse interesse nel progetto e la produzione della 914 si interruppe nel 1975 dopo circa 120mila esemplari prodotti.

Nonostante il flop, la Volkswagen torno a chiedere l’aiuto di Porsche per sviluppare una nuova coupé sportiva che doveva utilizzare il motore quattro cilindri dell’Audi 100.

Per via della crisi petrolifera e dell’inaspettato successo della Golf GTI, la Volkswagen perse nuovamente interesse nel progetto e Porsche colse l’occasione per ricomprare il progetto della coupé sportiva di Volkswagen per creare una sostituta della 914, e così nacque la Porsche 924.

IL SUCCESSO E LE EVOLUZIONI DELLA 924

La 924 venne presentata al salone di Parigi del ’75 e divenne disponibile dall’anno dopo.

La vettura era caratterizzata da un design a cuneo, linee pulite e moderne.

L’abitacolo è spazioso e confortevole con la plancia rivolta verso il guidatore e sotto al cofano troviamo il quattro cilindri in linea dell’Audi 100, che coi suoi 125 cv spingeva la 924 fino a 200 km/h.

Nel 1978, venne introdotta la versione Turbo, dove il quattro cilindri venne sovralimentato da una turbina che portava la potenza da 125 a 170 cv.

Porsche 924 Turbo

Questo ha rappresentato un notevole passo avanti in termini di prestazioni, per arrivare poi alla 924 S: venne prodotta dal 1986 ed era equipaggiata con un quattro cilindri da 2,5 litri, con una potenza che andava da 150 a 160 cv.

LE VERSIONI SPECIALI

La 924 suscitò (e suscita ancora oggi) il malcontento dei puristi del marchio, che accusavano Porsche del fatto che la macchina fosse troppo poco potente.

infatti nel 1980 vennero presentate due versioni speciali che erano vere e proprie auto da corsa omologate per la strada:

  • La 924 Carrera GT, che era equipaggiata da un 4 cilindri turbo da 2 litri e 210 CV.
  • La 924 Carrera GTR che è la più estrema e desiderabile della gamma e in cui il 2.0 turbo è portato fino a 375 cv e monta soluzioni da auto da corsa che le conferiscono la capacità di spingere questa macchina fino a quasi 290 km/h.
924 Carrera GT

In conclusione la 924, la prima Porsche a motore anteriore raffreddato a liquido ebbe un gran successo, al punto che generò così tanti guadagni che permise a Porsche di investire nel salvataggio della 911.

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Se te lo sei perso, leggi anche il nostro articolo del VIntage GP: ep 10