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AUTO DEL MESE KIA EV9

AUTO DEL MESE KIA EV9

AUTO DEL MESE KIA EV9

AUTO DEL MESE KIA EV9: La concept car arriva sul mercato

Dopo la presentazione come concept car nel novembre 2021, la Kia EV9 arriva sul mercato diventando un modello di serie, ma restando fedelissimo al design del primissimo prototipo.

La seconda elettrica pura della gamma Kia offre un look di grande personalità, interni spaziosi e versatili con motorizzazioni all’avanguardia.

Tutte queste caratteristiche fanno compiere a Kia un ulteriore salto di qualità nella sua strategia di elettrificazione, dimostrando l’impegno del marchio verso la mobilità sostenibile

AUTO DEL MESE KIA EV9

IL DESIGN E LE DIMENSIONI

La caratteristica che più spicca di nuova Kia EV9 è sicuramente il design estremamente futuristico e squadrato, presentato nel concept e mantenuto anche nella versione finale.

Questi elementi contribuiscono a rendere la vettura estremamente aerodinamica grazie a un CX (coefficiente aerodinamico) di soli 0,28.

Le dimensioni di Kia EV9 sono abbondanti: 5,01 metri di lunghezza, 1,980 metri di larghezza, 1,755 metri di altezza e un passo di 3,1 metri.

La calandra, soprannominata “Digital Tiger Face,” dona alla vettura un’identità unica e possente; mentre il design del tetto, con i montanti neri, crea un effetto di sospensione sulla vettura.

Il posteriore è caratterizzato dalla fanaleria verticale a Y che avvolge il lunotto e il portellone.

I cerchi vanno da 19 a 21 pollici in base all’allestimento e sono caratterizzati da un design aerodinamico, per migliorare ulteriormente l’efficienza del veicolo.

GLI INTERNI

Gli interni di EV9 sono spaziosi e sono suddivisi su tre file di sedili, per un totale di sei posti.

La seconda fila che ha la possibilità di ruotare agevolando l’accesso dei passeggeri e permettendo di sistemarli in direzione opposta al senso di marcia, creando un vero e proprio effetto lounge.

La plancia presenta un design minimalista ed è dotata di due schermi da 12,3 pollici ciascuno, dedicati al quadro strumenti e all’infotainment.

L’infotainment comprende il Kia Connect Store, che permette di sbloccare nuove caratteristiche in after-market, come ad esempio, l’illuminazione della mascherina e altre personalizzazioni avanzate.

LE MOTORIZZAZIONI

Per quanto riguarda le motorizzazioni EV9 monta una batteria da 99,8 kWh, disponibile sia per le versioni a trazione posteriore sia per quelle con trazione integrale, da 800 Volt.

La versione a trazione posteriore monta un motore elettrico da 150 kW (204 CV) e 350 Nm di coppia che permette uno 0-100 km/h in 9,4 secondi.

La versione a trazione integrale è equipaggiata con un secondo motore elettrico anche all’anteriore, per un totale di 283 kW (358 CV) e 600 Nm di coppia, per uno 0-100 km/h in 6″ netti.

Grazie alla funzione boost (disponibile come optional e scaricabile direttamente dall’auto) la coppia sale a 700 Nm e il tempo scende a 5,3″.

L’autonomia di EV9 a trazione posteriore con cerchi da 19″ è la più efficiente dalle gamma arriva a 541 km con una ricarica.

Grazie alla tecnologia a 800 Volt se attaccati a una colonnina super fast in 15 minuti si ottengono 239 km di percorrenza.

GUIDA AUTONOMA ED EQUIPAGGIAMENTI

Kia EV9 porta al debutto anche il nuovo sistema Highway Driving Pilot (HDP), insieme ai nuovi sistemi di assistenza alla guida di Livello 3.

Bisogna sottolineare che la guida assistita di Livello 3 è utilizzabile solo in alcuni Paesi, anche se l’Unione Europea con il Regolamento UNECE n. 157 ha di fatto dato il “via libera” a tali sistemi, con la possibilità di utilizzarli – solo in alcuni ambiti – fino ai 130 km/h.

Del pacchetto fanno parte cruise control adattivo, lane keep assist, blind-spot-collision-avoidance e altri sistemi come il Remote Smart Parking Assist 2, per far parcheggiare la Kia EV9 in autonomia e il Rear Cross-Traffic Collision-Avoidance Assist.


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Le 5 Auto più rare al Mondo

Le 5 Auto più rare al Mondo

Le 5 Auto più rare al mondo: i costruttori Automotive hanno da sempre realizzato auto desiderate da molti. Ma quali sono le auto più rare?                           

Oggi noi di Grand Prix vi racconteremo delle cinque auto più rare mai prodotte!

Partiamo subito con la prima auto!

Le 5 Auto più rare al mondo

FERRARI 250 GTO

Questo viaggio tra le auto più rare di sempre parte da Maranello, una piccola cittadina in provincia di Modena famosa per le sue vetture: le Ferrari.

Tra le rosse di Maranello esistono un sacco di vetture One Off realizzate per facoltosi clienti collezionisti, ma questo presentato è il modello sicuramente più raro e prezioso.

Nata principalmente per le competizioni automobilistiche è stata prodotta dal 1962 al 1964 in soli 39 esemplari.

Grazie alla sua rarità la 250 GTO è tra le auto più ambite dai collezionisti e grazie alle sue quotazioni è diventata per un periodo l’auto più costosa di sempre.

Al punto che a un’asta nel 2018 un esemplare è stato battuto alla folle cifra di 70 milioni di dollari.

LAMBORGHINI VENENO

La Lamborghini più rara di sempre è la Veneno, realizzata nel 2013 in soli 9 esemplari (3 coupè e 6 Roadster) per celebrare i 50 anni della fondazione del marchio.

Realizzata sulla base della Aventador presenta una Aerodinamica rivisitata e un rapporto peso potenza di 1,93 kg/cv grazie al suo V12 da 750 cv e il telaio interamente in fibra di carbonio.

Oltre ad essere la Lamborghini più rara, la Veneno è anche la più costosa in assoluto, con un prezzo da nuova di 3 milioni di euro, che oggi ha superato i 10 milioni.

MCLAREN F1 LM

Mclaren F1 LM

La McLaren F1 LM, nata nel 1995 per omaggiare la vittoria della McLaren alla 24 ore di Le Mans, è stata prodotta in soli sei esemplari, rendendola estremamente rara e ambita dai collezionisti.

Nata come versione speciale della normale F1, la F1 LM è dotata di un motore V12 da 680 cv che la fa accelerare da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi.

Raggiungere una velocità massima di oltre 370 km/h, rendendola la Supercar più veloce della sua epoca.

Per la sua rarità il valore della McLaren F1 LM è estremamente elevato, con valutazioni che superano abbondantemente i 10 milioni di dollari.

BUGATTI TYPE 57 SC ATLANTIC

La Bugatti Type 57 SC Atlantic è considerata come il Sacro Graal dai collezionisti, ed è una delle vetture classiche più iconiche mai prodotte.

Realizzata negli anni ’30 da un’idea di Jean Bugatti, la Type 57 SC Atlantic è stata costruita in soli quattro esemplari.

Con una particolare attenzione all’aerodinamica grazie a un design avveniristico e una carrozzeria realizzata in alluminio caratterizzata da linee fluide.

Ad oggi di quei quattro esemplari ne esistono solo due, uno dei quali venne venduto nel 1988 a Ralph Lauren e il secondo venne battuto all’asta per 30 milioni di dollari.

MERCEDES 300 SLR UHLENHAUT COUPÈ

Mercedes 300 SRL UHLENHAUT COUPE

La Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé è una delle vetture più rare mai prodotte da Mercedes-Benz.

Realizzata negli anni ’50 in solo due esemplari, è caratterizzata da un design aerodinamico con carrozzeria in lega di magnesio e portiere ad ali di gabbiano.

È dotata di un motore 8 cilindri in linea (che la spingeva fino a 290 km/h).

Di recente ha fatto scalpore la cifra record di 135 milioni di dollari, superando la Ferrari e diventando l’auto più costosa di sempre.

QUESTO ERA IL NOSTRO SPECIALE SULLE 5 AUTO PIU’ RARE AL MONDO.  E VOI QUALE SCEGLIERESTE? FATECELO SAPERE NEI COMMENTI!

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Brands’ Stories: La Storia di Mazda ep.1

Brands’ Stories: La Storia di Mazda ep.1

Brands’ Stories: La Storia di Mazda ep.1 L’indissolubile legame tra Mazda e la città di Hiroshima li ha resi inseparabili.

Mazda: verso il futuro, guidati dal passato.

La casa automobilistica giapponese riesce ad incarnarne la storia e lo spirito, caratterizzato da una determinazione inarrestabile e dalla volontà di non arrendersi mai.

Fattori che hanno entrambi contribuito a trasformare Mazda in quello che è oggi.

Radicata nella storia di questa meravigliosa città e nel suo approccio coraggioso, continua ad affondare le sue radici nel passato mantenendo gli occhi sempre rivolti al futuro.

Brands’ Stories: La Storia di Mazda ep.1

Porta Torii

Fondata nel 1920 da Jujiro Matsuda a Hiroshima, Giappone, Mazda ha affrontato e superato un percorso affascinante e complesso.

Nonostante gli alti e bassi, gli ha permesso di emergere come uno dei principali produttori di automobili.

Nonostante la sua stranezza, è diventata un’icona dell’industria automobilistica britannica e ha guadagnato una certa popolarità grazie alla sua eccentricità.

Inizialmente conosciuta come Toyo Cork Kogyo Co., Ltd., Mazda si occupava principalmente della produzione di macchine per la lavorazione del sughero.

Tuttavia, negli anni ’30, la società decise di diversificare, espandendosi nella produzione di veicoli a motore e introducendo il suo primo camion nel 1931.

LE PRIME AUTO: ANNI ’60 A ANNI ’80

Cosmo Sport 110S

Nel 1960, cambiò ufficialmente il suo nome in Mazda Motor Corporation.

Fu qualche anno dopo che arrivò il vero momento di svolta nella storia di Mazda, rappresentato dalla Cosmo Sport 110S, una coupé sportiva introdotta nel 1967.

L’auto era alimentata dal motore rotativo Wankel, un’innovazione ideata da Mazda che suscitò l’interesse dell’industria automobilistica, aprendo la strada a una serie di successi futuri.

Mazda 323

Negli anni ’70, consolidò la sua presenza nel panorama internazionale esportando veicoli negli Stati Uniti e in Europa.

Nel 1979, lanciò il suo primo veicolo di massa, la Mazda 323 (conosciuta anche come Familia o GLC).

Questa compatta economica ottenne un grande successo e contribuì a consolidare la reputazione di Mazda come produttore di auto di qualità a prezzi accessibili.

Mazda MX-5 Miata

Negli anni ’80, Mazda continuò a puntare sull’innovazione tecnologica e, nel 1989, introdusse la Mazda MX-5 Miata, una roadster sportiva destinata a rivoluzionare l’industria automobilistica.

La Miata divenne un’icona grazie al suo design classico e all’esperienza di guida entusiasmante. Ancora oggi è amata da appassionati di auto di tutto il mondo.

L’ESPANSIONE NEGLI ANNI ’90

Negli anni ’90, la casa giapponese cercò di espandersi ulteriormente a livello globale e stabilì una partnership strategica con la Ford Motor Company.

Questa portò ad una collaborazione nella progettazione e nello sviluppo di veicoli, dando vita a modelli di successo come la Mazda6 e la Mazda3.

IL NUOVO MILLENNIO

Nel nuovo millennio, Mazda abbraccia il concetto di “Zoom-Zoom“, che rappresenta l’essenza del piacere di guida e dell’esperienza coinvolgente offerta dai loro veicoli.

Nel 2012, lancia CX-5 ed introduce, insieme al nuovo crossover compatto, anche il concetto di SKYACTIV Technology.

Grazie ad una combinazione di design leggero, motori efficienti e tecnologie avanzate, Mazda, riesce a migliorare le sensazioni di guida, l’efficienza e a ridurre le emissioni.

Con MX-30, nel 2020, la casa automobilistica giapponese decide di favorire una mobilità più sostenibile realizzando il loro primo veicolo completamente elettrico.

Impegnandosi a fare del suo meglio per ridurre l’impatto ambientale dei suoi veicoli.

La storia di Mazda è un esempio di determinazione, creatività e passione per l’automobilismo.

Attraverso l’impegno con il quale ha affrontato ogni sfida e tutte le innovazioni che ha introdotto, Mazda è riuscita a distinguersi come uno dei principali produttori di auto al mondo in grado di garantire gioia e soddisfazione ad ogni suo possessore.

QUESTO ERA IL NOSTRO PRIMO EPISODIO DELLA NOSTRA NUOVA RUBRICA “BRANDS’ STORIES”

FATECI SAPERE NEI COMMENTI SE VI PIACE LA NOSTRA NUOVA RUBRICA!

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Vintage GP: ep. 12

Vintage ep.12: Audi QUATTRO
Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO

Vintage GP: ep. 12 – Audi QUATTRO

Vintage GP: ep. 12. Audi QUATTRO, l’auto che ha segnato una rivoluzione, salvando Audi dal dimenticatoio e stravolgendo il rally negli anni’80. Oggi vi raccontiamo la storia della leggendaria Audi Quattro.

Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO

L’INIZIO DELLA STORIA

La storia dell’Audi Quattro ha inizio nell’inverno del 1976, quando durante i test della Volkswagen Iltis (un veicolo militare 4×4 ispirato alle Jeep Willys della Seconda Guerra Mondiale), l’ingegnere Jorg Bensinger notò che l’Iltis coi suoi 75 cv, si comportava meglio sulla neve rispetto alle potenti berline Audi a trazione anteriore.

Da qui nacque l’idea di creare una berlina a trazione integrale. Proposta al titolare della Ricerca e Sviluppo, Ferdinand Piech, l’idea fu accolta con l’unica condizione di testarla su una vettura sportiva stradale.

Un team di tecnici, guidato da Walter Treser, montò la meccanica a trazione integrale della Iltis sulla scocca di un’Audi 80. Il prototipo fu portato al Passo Turracher Hohe in Austria, dove fu testato su ghiaccio e neve di fronte ai dirigenti di Audi, che rimasero colpiti dalle prestazioni impressionanti (anche a temperature estreme di -30°C) e diedero il via alla produzione della vettura a trazione integrale.

L’Audi Quattro fu presentata al Salone internazionale dell’automobile di Ginevra nel marzo 1980. Ferdinand Piech, durante la conferenza di lancio, dichiarò che la Quattro segnava l’inizio di qualcosa di importante.

La vettura presentava arcate bombate, sospensioni indipendenti, la nuova trazione Quattro e un motore turbo da 2.1 litri a 5 cilindri che erogava 200 CV, consentendo uno 0-100 km/h in soli 7 secondi (tutto questo nel 1980).

Nonostante il prezzo non economico e lo scetticismo sulle vendite, la Quattro si rivelò un vero successo, tanto da diventare la pioniera che avviò la vendita di milioni di vetture con trazione Quattro per la casa automobilistica di Ingolstadt.

Audi QUATTRO

AUDI QUATTRO E IL RALLY

Per realizzare il suo desiderio di debuttare nel rally Piech fondò Audi Sport, e nonostante non avesse ancora venduto il numero minimo di vetture richiesto, la Quattro debuttò nel 1980 come mezzo non competitivo, ma si rivelò talmente efficace, che il suo pilota Hannu Mikkola avrebbe vinto il Rally di Algarve con un vantaggio di mezz’ora.

Audi Sport partecipò a otto eventi del WRC nel 1981, ottenendo tre vittorie, incluso il primo successo di una donna nel WRC grazie a Michelle Mouton al Rally di Sanremo, e nel 1982, Audi Sport vinse il titolo Costruttori.

Il 1983 fu l’anno in cui venne introdotta la categoria Gruppo B, che segnò una svolta nel mondo dei rally. Caratterizzata da regolamentazioni molto limitate, consentiva alle vetture di essere portate all’estremo. Gli spettatori, si riversavano sulle strade, spostandosi rapidamente per assistere alle auto che sfrecciavano a velocità incredibili e i piloti si spingevano al limite delle proprie capacità .

Audi quell’anno dominò la categoria grazie alle Quattro A1 e A2, Hannu Mikkola vinse il campionato piloti nel 1983, seguito da Stig Blomqvist nel 1984, che portò anche alla vittoria del campionato costruttori.

IL SUCCESSO DELL’AUDI QUATTRO

La Quattro ebbe un enorme successo di vendite nel 1985, spingendo Audi a implementare la trazione Quattro su tutta la gamma dei modelli.

Nel frattempo, nel Gruppo B, le vetture stavano diventando sempre più potenti. Audi decise di omologare una versione più aggressiva chiamata Sport Quattro S1 in soli 224 esemplari.

Nonostante la potenza mostruosa di 450 CV della versione da rally, l’attenzione alla sicurezza limitò il suo pieno potenziale. Tuttavia, i piloti come Stig Blomqvist, Walter Rohrl e Michelle Mouton ottennero comunque importanti risultati, tra cui la vittoria di Mouton alla cronoscalata di Pikes Peak.

Nel 1986, la Sport Quattro fu ulteriormente potenziata a 500 CV, con migliorie aerodinamiche e un sistema di Anti-Lag per una migliore risposta del motore. La vettura raggiungeva lo 0-100 in soli 3,1 secondi e pesava solo 960 kg. Nonostante i successi ottenuti, il Gruppo B venne bandito dalle competizioni a causa dei crescenti problemi di sicurezza. Di conseguenza, Audi si ritirò dalle competizioni rally a partire dall’anno successivo.

Nel 1987, Audi fece un ritorno al campionato WRC, ma non riuscì a replicare lo stesso successo di prima, nonostante alcune vittorie di tappa.

Tuttavia, la Sport Quattro continuò a competere con successo. A Pikes Peak, Walter Röhrl guidò la nuova Sport Quattro S1 Evo 2, potenziata a 600 CV e con miglioramenti aerodinamici, conquistando la terza vittoria consecutiva di Audi e stabilendo un nuovo record, battendo quello precedente di 22 secondi.

Audi S1 Evo 2

LE VERSIONI STRADALI

Nel frattempo, le versioni stradali della Quattro subirono miglioramenti significativi, inclusa l’introduzione dell’ABS, l’adozione di ruote più larghe e un miglioramento delle prestazioni di guida.

In particolare, il motore subì modifiche sostanziali: la cilindrata aumentò da 2.1 a 2.2 litri, il numero di valvole passò da 10 a 20 e la potenza raggiunse i 220 CV.

Il motore venne accoppiato a un differenziale autobloccante Torsen, consentendo uno scatto da 0 a 100 km/h in soli 6 secondi.

Nel corso degli anni, la vettura subì ulteriori modifiche fino al 1991. Alla fine della sua produzione, Audi vendette complessivamente 12.000 esemplari dell’Ur-Quattro.

Vintage GP: ep. 12 Audi QUATTRO

Audi QUATTRO

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Se te lo sei perso, leggi anche il nostro articolo del VIntage GP: ep 11

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Le 10 Auto più strane di sempre

Le 10 Auto più strane di sempre

Nel corso del tempo l’industria automobilistica ci ha regalato delle auto davvero strane grazie al loro design fuori dal comune e dai loro dettagli più che unici.                            

Oggi noi di Grand Prix ti portiamo alla scoperta di 10 auto che ne sono l’esempio perfetto.

Partiamo subito con la prima auto unica nel suo genere!

Le 10 Auto più strane di sempre

Reliant Robin

Reliant Robin

Iniziamo con la Reliant Robin, una piccola auto inglese famosa per la sua configurazione a tre ruote che le da la capacità di ribaltarsi facilmente.

Nonostante la sua stranezza, è diventata un’icona dell’industria automobilistica britannica e ha guadagnato una certa popolarità grazie alla sua eccentricità.

Peel P50

Notoriamente famosa per essere la “macchina più piccola del mondo“.

La Peel P50 è una microcar a tre ruote prodotta sull’Isola di Man negli anni ’60.

Con una singola porta anteriore e un design adorabile, la P50 è diventata un’icona automobilistica ed è ad oggi considerata una rarità dagli appassionati.

Amphicar Model 770

Amphicar Model 770

L’Amphicar Model 770 è stato uno dei pochi veicoli anfibi a essere commercializzato per uso civile.

Prodotta negli anni ’60 grazie alle due eliche posteriori poteva trasformarsi in una piccola imbarcazione, consentendo di guidare sia su strada (a una velocità massima di 113 km/h) che in acqua (a una velocità massima di 11 km/h).

Messerschmitt KR200

La Messerschmitt KR200 è un’altra auto a tre ruote, ma questa volta prodotta nella Germania del dopoguerra.

. Il suo design era aerodinamico, con una carrozzeria a goccia e un tettuccio a cupola trasparente (che era unito con la portiera).

Il KR200 era alimentato da un motore a due tempi da 191 cc, che la spingeva a una velocità massima di circa 90 km/h.

Volkswagen XL-1

Volkswagen XL-1

La Volkswagen XL-1 è una vettura ibrida plug-in prodotta dalla Volkswagen, caratterizzata da un design aerodinamico e portiere ad apertura verso l’alto.

La sua principale caratteristica è l’efficienza energetica, grazie alla combinazione di un motore diesel a due cilindri da 0,8 litri e un motore elettrico.

Questa combinazione permette di percorrere fino a 100 km con soltanto un litro di gasolio. La XL-1 è stata prodotta in quantità limitate ed è considerata una vera e propria supercar in termini di efficienza.

BMW Isetta

La BMW Isetta è una microcar tedesca degli anni ’50 e ’60, con una singola porta anteriore che si apriva insieme al volante.

Questa vettura compatta è diventata famosa come veicolo cittadino e nonostante le sue dimensioni compatte, era sorprendentemente spaziosa all’interno, in grado di ospitare due passeggeri e offrire un bagagliaio limitato.

Autozam AZ1

L’Autozam AZ-1 è una microcar giapponese prodotta da Mazda negli anni ’90 famosa per le sue minuscole dimensioni, caratterizzata per , il suo design e per le sue portiere ad ali di gabbiano che si aprono verso l’alto.

È alimentata da un motore 3 cilindri da 660 cc sovralimentato e l’interno dell’auto presenta un layout spartano, con sedili e volante sportivo che nel complesso offrono un’esperienza di guida dinamica.

Citroën Mèhari

La Citroën Méhari è un piccolo fuoristrada prodotto tra gli anni ’60 e ’70.

aveva come peculiarità la carrozzeria in plastica, che la rendeva resistente alla corrosione, e grazie alla trazione integrale e al motore a due cilindri da 602 cc, era versatile sia  su strada che fuori strada.

La Méhari divenne popolare nelle località marittime e costiere per la capacità di regalare a una  guida all’aria aperta.

Citroën Méhari

Toyota Sera

La Toyota Sera è una piccola coupé sportiva prodotta negli anni ’90.

La particolarità di questa vettura risiede nel suo design futuristico e nelle sue portiere a farfalla che si aprono verso l’alto (da cui si dice che McLaren abbia preso spunto per le sue vetture).

La Sera offriva soluzioni all’avanguardia come il tetto in vetro elettrico ed era alimentata da un motore a quattro cilindri da 1.5 litri, che offriva il compromesso perfetto tra prestazioni e efficienza.

BMW Z1

BMW Z1

La BMW Z1 è una roadster prodotta tra gli anni ’80 e ’90 famosa per le sue porte a scomparsa, che si ritraevano nella parte inferiore della vettura.

Il telaio della Z1 era realizzato in plastica rinforzata con fibra di vetro, che la rinforzava ma senza rinunciare alla leggerezza.

Sotto il cofano montava un motore a sei cilindri in linea e offriva un’esperienza di guida dinamica.

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Novità Audi: App Store con Audi infotainment

app store audi

Scopri l’ultima innovazione nel settore automobilistico con l’app store integrato nell’infotainment di Audi.

Questa nuova funzionalità, presentata al Mobile World Congress di Barcellona, promette di trasformare l’esperienza di guida digitale dei conducenti.

Approfondiamo i dettagli di questa novità esclusiva di Audi e il suo impatto sulla mobilità del futuro.

Un app store esclusivo per il mondo Audi

CARIAD, la software company del Gruppo Volkswagen, ha introdotto l’app store uniforme durante l’evento.

Audi, in particolare, sarà il primo brand a implementare questa rivoluzionaria funzionalità sui suoi modelli.

I conducenti Audi potranno sperimentare un nuovo livello di connettività digitale grazie a un’ampia selezione di app esclusive del marchio, oltre alle app di terze parti.

Collaborazione di successo con HARMAN

Grazie alla collaborazione strategica con HARMAN, una rinomata azienda specializzata in tecnologia elettronica, Audi è riuscita a integrare l’app store nell’infotainment.

Questa partnership ha permesso a Audi di mantenere il controllo sui contenuti di terze parti e di offrire un’esperienza di alto livello ai suoi clienti.

Esperienza di guida personalizzata e connessa

Con l’app store integrato nell’infotainment, i conducenti Audi potranno godere di un’ampia gamma di app dedicate all’ambiente automobilistico.

Musica, video, giochi, navigazione, parcheggio, ricarica e app per il meteo saranno solo alcune delle opzioni disponibili.

L’app store includerà anche le app del Gruppo Volkswagen per la mobilità, offrendo informazioni live sui semafori e servizi aggiuntivi.

Gli aggiornamenti frequenti, sia delle app di terze parti che di CARIAD, garantiranno un’esperienza di guida sempre all’avanguardia.

L’auto del futuro è Audi

Audi si posiziona come un marchio all’avanguardia nel settore automobilistico grazie all’implementazione di questa tecnologia rivoluzionaria.

Le prime Audi a ricevere il nuovo app store saranno le A4, A5, Q5, A6, A7, A8, Q8 e-tron e e-tron GT in EuropaStati UnitiCanadaMessico e nei mercati d’oltremare.

Successivamente l’app store verrà esteso ad altri modelli e regioni, nonché ad altri marchi del Gruppo Volkswagen.

L’app store integrato nell’infotainment rappresenta un importante traguardo per Audi, che mira a offrire un’esperienza di guida innovativa e connessa.

Questo nuovo sistema di infotainment farà parte del sistema ‘One.Infotainment’, che sarà integrato nelle prossime generazioni di veicoli Audi e Porsche.

Scegli Audi e vivi l’auto del futuro oggi stesso.

Fonte CARIAD

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Speciale Cabrio

Speciale Cabrio: MAZDA MX-5 ND & FIAT 124 SPIDER

speciale cabrio

Speciale Cabrio

Ci sono auto che hanno fatto la storia dei loro marchi e che, grazie al loro fascino, continuano ad essere ricordate e blasonate dagli appassionati.

Spesso, queste auto nel corso del tempo vengono riproposte dalle case automobilistiche in chiave moderna.

Nel 2016, una di queste auto è tornata grazie ad una collaborazione inaspettata tra due marchi che fino ad allora non avevano mai condiviso nulla.

Oggi vi raccontiamo la rinascita di un’icona italiana di stile, la Fiat 124 Spider, e l’ultima evoluzione della spider giapponese più amata di sempre, la Mazda MX-5.

LE ORIGINI DELLE DUE VETTURE

C’era una volta la Fiat 124 Spider, che dal 1966 al 1985 era sinonimo di piacere di guida allo stato puro col vento tra i capelli, che grazie alle sue linee sinuose disegnate da Pininfarina è ancora oggi una icona di stile tutto italiano.

Poi arrivò il 1989, in Giappone Mazda presentò una nuova auto: la Mazda MX-5 NA (o Miata), una piccola spider dalle forme arrotondate che puntava tutto sulla semplicità e sul piacere di guida col vento tra i capelli.

Grazie a questi valori la piccola spiderina giapponese ha conquistato il cuore degli appassionati ed è diventata un’icona degli anni ’90.

L’MX-5 grazie al suo successo nel corso del tempo arrivò a ben tre generazioni: 

  • NA (dal 1989 al 1997)
  • NB (dal 1998 al 2005)
  • NC (dal 2005 al 2015)

Mentre la 124 Spider, a causa di alcune problematiche dopo il 1985 non entrò più in produzione.

LA JOINT VENTURE CON MAZDA E IL RITORNO DELLA 124 SPIDER

Nel 2015 Mazda presentò la nuova generazione di MX-5 (La ND, che viene venduta ancora oggi), e per il gruppo FCA la strategia era quella riportare in produzione alcune delle vetture che fecero la storia del gruppo (come l’Alfa Romeo Giulia nel 2015).

Per Fiat decisero di riportare in vita la 124 spider, e per farlo decisero di stringere un accordo di collaborazione con Mazda, che permetteva di sfruttare la piattaforma e la base meccanica della neonata MX-5 ND, permettendo a Fiat di portare in gamma una vettura decappottabile ma tenendo bassi i costi di produzione.

LE DIFFERENZE TRA LE DUE VETTURE

Come già detto la base della 124 Spider è stata la piattaforma della Mazda MX-5 Miata, ma Fiat ha apportato alcune modifiche alla piattaforma, come la lunghezza e la larghezza, rispettivamente di 4,05 m e 1,74 m (rispetto ai 3,91 m di lunghezza e 1,73 m di larghezza dell’MX-5).

Per quanto riguarda le motorizzazioni Fiat offre due opzioni: un 1.4 MultiAir Turbobenzina da 140 cv e un 1.4 turbo da 170 cv per la versione Abarth, mentre la Mazda MX-5 offre un 1.5 SkyActiv G da 131 cv e un 2.0 Skyactiv G 2.0 aspirato da 160 o 184 cv.

Gli interni delle due vetture condividono la plancia, il volante, la strumentazione e l’infotainment. Cambiano i sedili e i rivestimenti.

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Supercar che condividono parti con macchine comuni

Supercar che condividono parti con macchine comuni

Che cosa hanno in comune una Nissan e una Lamborghini? e una McLaren con un Autobus?                                

I produttori di auto che tutti noi sogniamo (auto di lusso e supercar), occasionalmente condividono pezzi e parti di altre auto (spesso anche più economiche) che si vedono spesso sulle strade di tutto il mondo.

Ma quali sono queste auto? Oggi vi portiamo alla scoperta di alcuni esempi di queste condivisioni che non vi aspettereste mai!

Supercar che condividono parti con macchine comuni

Pagani Zonda

Pagani Zonda

La Pagani Zonda è una hypercar italiana che è stata prodotta in 140 esemplari dal 1999 al 2010.

Grazie alle soluzioni tecniche che la caratterizzano (come la carrozzeria e la scocca interamente in carbonio) è considerata una vera e propria opera d’arte e di ingegneria su ruote (ma anche una delle auto col sound del motore migliore in assoluto.

Ma questo capolavoro condivide un paio di elementi con altre vetture più comuni:

  • Il Motore: il leggendario V12 Mercedes (M120) che può essere trovato in modelli come la Mercedes S600 e tutta la gamma 65 AMG di quegli anni.
  • I Controlli del Clima: che possono essere trovati nella Rover 45, una modesta utilitaria inglese

McLaren F1

McLaren F1

Alcuni la considerano l’auto migliore di tutti i tempi, ed oltre ad avere tre posti ed essere stata l’auto più veloce del mondo è stata pure posseduta da Rowan Atkinson (l’attore che interpretava Mr. Bean).

La McLaren F1 oggi è tra le auto più costose di sempre con prezzi che vanno dai 15/20 milioni di euro, ma nonostante questo troviamo due elementi condivisi con altre auto (e non solo).

  • Il Motore: il V12 di derivazione BMW (S70) che veniva equipaggiato sulle BMW Serie 7 e Serie 8 degli anni ‘90
  • I Fari Posteriori: che sono condivisi con il VDL Bova Futura, un autobus che venne prodotto dal 1982 al 2010.

Lamborghini Gallardo

Lamborghini Gallard

È la prima Entry Level della storia di Lamborghini, ed è una delle auto più iconiche di sempre.

La Lamborghini Gallardo continua ad essere oggetto del desiderio di molti, e come altre supercar anche questa ha in condivisione il suo motore, che in questo caso può essere trovato su alcune Audi che oggi possono essere trovate a prezzi decisamente più bassi in paragone.

Come La prima serie di Audi R8, l’S6 ed RS6 (nella generazione C6) ed Audi S8.

Dodge Viper

Dodge Viper

Prodotta negli anni ‘90 la prima serie della Dodge Viper è una vera icona degli anni’90, e il suo enorme V10, abbinato alla mancanza di qualsiasi comfort e sicurezza la rendevano una vera e propria trappola mortale che solo i veri esperti sapevano domare.

Anche lei però condivide qualcosa con un’altra auto, e nel suo caso parliamo degli specchietti, che possono essere trovati sulla Mitsubishi 3000GT, una più piccola e modesta sportiva giapponese.

Mitsubishi 3000GT

Ferrari California

Ferrari California

La Ferrari California è un vero e proprio simbolo di lusso e di eccellenza made in Italy, ma molti forse non sanno che Ferrari fa parte del gruppo FCA (oggi conosciuto come Stellantis), che gli permette di prendere alcuni pezzi di altri marchi da montare sulle loro vetture.

Nel caso della California era il sistema di infotainment, che era preso a sua volta dalla Chrysler Sebring, una normalissima berlina americana.

Lamborghini Diablo

Lamborghini Diablo

La Lamborghini Diablo è una vera e propria leggenda degli anni ’90, e col suo motore V12 ancora oggi fa impazzire puristi e appassionati da ogni parte del mondo.

Mentre la prima serie aveva dei fantastici fari anteriori Pop-Up, la seconda serie, prodotta dal 1999 aveva nuovi fari, che erano condivisi con la Nissan 300ZX.

Nissan 300ZX

Koenigsegg CC8S

Koenigsegg CC8S

La Koenigsegg CC8S è una Hypercar Svedese poco conosciuta (venne prodotta in soli 6 esemplari), ma che nel 2002, con il suo 0-100 in 3.5 secondi, e una velocità massima di circa 386 km/h era tra le auto più veloci di sempre.

Queste performance erano possibili grazie a un Motore V8 di derivazione Ford portato all’estremo, ma che normalmente può essere trovato nelle Ford Crown Victoria (i famosi Taxi e auto della polizia americani) e sui Pickup F-150

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Come sono cambiati i Materiali

Come sono cambiati i Materiali: dal legno al carbonio: l’evoluzione dei materiali nella costruzione delle automobili.

In questo articolo scopriremo come sono cambiati i materiali e l’evoluzione che hanno avuto nel corso degli anni e come potrebbero evolversi ancora in futuro.

Nel corso dei decenni sono stati sviluppati e utilizzati i materiali più disparati, ognuno con i propri vantaggi e svantaggi.

La scelta dei materiali da utilizzare nel settore automobilistico è un aspetto fondamentale.

come sono cambiati i materiali

I Primi Materiali

Nelle prime automobili, i telai erano costruiti con una struttura in legno e ricoperti con pannelli di metallo.

Questa combinazione rendeva la carrozzeria leggera e flessibile, ma non resistente alle intemperie e, di conseguenza, necessitava una manutenzione costante.

Con l’avvento dell’era industriale, si iniziarono a cercare delle alternative e negli anni ’30 il metallo, in particolare l’acciaio, divenne il materiale predominante.

Questo offriva una maggiore resistenza e durata rispetto al legno, ma rimaneva ancora soggetto alla corrosione.

Anni ’50 e ’60

Negli anni ’50 e ’60, ci fu il primo tentativo di utilizzare un materiale composito nell’industria automobilistica, stiamo parlando della fibra di vetro.

Questa garantiva grande leggerezza ed un’ottima capacità di resistenza alla corrosione, il problema principale era l’eccessiva cura che questo materiale richiedeva durante la sua lavorazione, infatti, se non trattato correttamente o se non impiegato nel modo adeguato, può risultare fragile.

Per questo il suo utilizzo venne limitato quasi unicamente alle vetture sportive (come l’iconica Corvette Stingray).

Anni ’70 e ’80

Negli anni ’70, si iniziò ad utilizzare l’acciaio inossidabile; questo migliorò notevolmente la resistenza alla corrosione rispetto all’acciaio normale.

A scapito di un aumento di peso complessivo della carrozzeria e soprattutto di un incremento di costi di produzione, elementi che ne impedirono l’utilizzo su larga scala.

A partire dal decennio successivo, l’industria automobilistica iniziò ad impiegare l’alluminio.

I principali vantaggi di questo metallo sono la sua leggerezza e la sua resistenza alla corrosione.

Tuttavia, come abbiamo già visto per l’acciaio inossidabile, l’alluminio aveva costi di produzione relativamente alti che gli hanno impedito di diventare il nuovo materiale di riferimento nel settore, almeno per il momento.

Acciaio

Al giorno d’oggi, molte delle componenti di un’autovettura sono ancora prodotte in acciaio.

Robusto, rigido, economico e di facile lavorazione, l’acciaio odierno si discosta molto da quello impiegato negli anni ’30.

Con l’evoluzione del settore automobilistico si sono evoluti anche i materiali utilizzati e, nel corso degli anni gli scienziati (oltre a risolvere il problema legato alla corrosione trattando l’acciaio), hanno scoperto come modificare la sua microstruttura per renderlo più forte, resistente e sicuro.

È altresì vero che sempre più componenti vengono realizzate in leghe più leggere dell’acciaio, come l’alluminio e si prevede che possano incrementare ulteriormente nei prossimi anni.

Per esempio, FCA collabora nello sviluppo di leghe di alluminio innovative per aumentare la sicurezza, migliorare l’efficienza e ridurre le emissioni di CO2.

Negli ultimi anni

Infine, negli ultimi anni, l’industria automobilistica ha iniziato ad utilizzare materiali compositi, tra cui la fibra di carbonio e le resine.

I vantaggi principali di questi nuovi materiali sono: la maggiore resistenza meccanica e alla corrosione, l’incredibile leggerezza e l’ampia possibilità di personalizzarne forma e struttura.

Tuttavia, i materiali compositi hanno ancora degli svantaggi legati al fattore economico-produttivo, poiché sono estremamente costosi da realizzare e richiedono una tecnologia ed una manodopera incredibilmente specializzata.

Come già accaduto in passato, quando un materiale possiede caratteristiche tanto performanti quanto costose, viene destinato ad autovetture sportive di altissima fascia.

Tuttavia, bisogna dire che negli ultimi anni i costi di produzione dei materiali compositi stanno diminuendo ed il loro uso sta diventando sempre più comune in svariati settori.

In conclusione, la costante evoluzione dei materiali impiegati nel corso degli anni, ha migliorato in modo eccezionale la sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità delle autovetture.

Inoltre, con l’avvento di nuove tecnologie emergenti come i materiali biodegradabili e intelligenti, ci sono grandi opportunità di continuare ad innovare ancora il settore.

Chissà che il futuro dei materiali impiegati nei mezzi di trasporto possa essere qualcosa che si scosti completamente da ciò che è stato utilizzato fino ad ora!

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Vintage GP: ep. 11

Vintage GP: ep. 11 Porsche 924

Vintage GP: ep. 11 – Porsche 924

Vintage GP: ep. 11. Porsche 924, uno dei modelli più sottovalutati del marchio tedesco che contribuì a salvare la stessa casa automobilistica dal fallimento.

Vintage GP: ep. 11 Porsche 924

I DISAGI DI PORSCHE E LA COLLABORAZIONE FALLIMENTARE CON VOLKSWAGEN

Tutti conoscono Porsche per la 911, che dal 1963 è un’icona automobilistica e fa sognare grandi, piccoli e appassionati.

Ma non tutti sanno che negli anni ’70 la 911 toccò il “punto più basso” della sua carriera: infatti a causa dei costi di produzione elevati in Porsche le priorità erano due:

  • una nuova vettura per sostituire la 911 e per conquistare il mercato americano (quella che divenne la 928)
  • un nuovo modello “entry level” per sostituire la 912 con motore anteriore e trazione posteriore.

Questo nuovo modello nascerà da una collaborazione con Volkswagen, che a metà degli anni ’60 per creare una potenziale sostituta per la Karmann-Ghia, portò alla creazione della Porsche 914.

Tuttavia, la vettura fu un flop a causa della scarsa potenza e del costo elevato; Volkswagen perse interesse nel progetto e la produzione della 914 si interruppe nel 1975 dopo circa 120mila esemplari prodotti.

Nonostante il flop, la Volkswagen torno a chiedere l’aiuto di Porsche per sviluppare una nuova coupé sportiva che doveva utilizzare il motore quattro cilindri dell’Audi 100.

Per via della crisi petrolifera e dell’inaspettato successo della Golf GTI, la Volkswagen perse nuovamente interesse nel progetto e Porsche colse l’occasione per ricomprare il progetto della coupé sportiva di Volkswagen per creare una sostituta della 914, e così nacque la Porsche 924.

IL SUCCESSO E LE EVOLUZIONI DELLA 924

La 924 venne presentata al salone di Parigi del ’75 e divenne disponibile dall’anno dopo.

La vettura era caratterizzata da un design a cuneo, linee pulite e moderne.

L’abitacolo è spazioso e confortevole con la plancia rivolta verso il guidatore e sotto al cofano troviamo il quattro cilindri in linea dell’Audi 100, che coi suoi 125 cv spingeva la 924 fino a 200 km/h.

Nel 1978, venne introdotta la versione Turbo, dove il quattro cilindri venne sovralimentato da una turbina che portava la potenza da 125 a 170 cv.

Porsche 924 Turbo

Questo ha rappresentato un notevole passo avanti in termini di prestazioni, per arrivare poi alla 924 S: venne prodotta dal 1986 ed era equipaggiata con un quattro cilindri da 2,5 litri, con una potenza che andava da 150 a 160 cv.

LE VERSIONI SPECIALI

La 924 suscitò (e suscita ancora oggi) il malcontento dei puristi del marchio, che accusavano Porsche del fatto che la macchina fosse troppo poco potente.

infatti nel 1980 vennero presentate due versioni speciali che erano vere e proprie auto da corsa omologate per la strada:

  • La 924 Carrera GT, che era equipaggiata da un 4 cilindri turbo da 2 litri e 210 CV.
  • La 924 Carrera GTR che è la più estrema e desiderabile della gamma e in cui il 2.0 turbo è portato fino a 375 cv e monta soluzioni da auto da corsa che le conferiscono la capacità di spingere questa macchina fino a quasi 290 km/h.
924 Carrera GT

In conclusione la 924, la prima Porsche a motore anteriore raffreddato a liquido ebbe un gran successo, al punto che generò così tanti guadagni che permise a Porsche di investire nel salvataggio della 911.

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